La storia di QWERTY

Più volte, nell’arco della giornata, ci troviamo di fronte ad un computer e, mentre digitiamo sulla tastiera, con le dita che si spostano rapidamente, il nostro testo prende forma. A seconda della nostra abilità, premeremo tasti guardando lo schermo, le lettere o l’interlocutore di cui stiamo trascrivendo le parole e, dalla nostra conoscenza della tastiera QWERTY, dipenderà la nostra velocità.

QWERTY è il più diffuso schema per tastiere alfanumeriche in tutto il mondo ed è ormai utilizzato da più di un secolo: fu inventato, infatti, nel 1864 dallo statunitense Christopher Shole e, successivamente, venduto alla Remington & Sons, che lo applicò alle proprie macchina per scrivere. La posizione delle lettere fu studiata con molta attenzione, allo scopo di collocare le coppie di lettere maggiormente utilizzate il più lontano possibile, così da prevenire l’incontro e lo scontro tra i relativi martelletti, che, incastrandosi, avrebbero macchiato il foglio. Il secondo motivo di una tale disposizione delle lettere era quello di rallentare volutamente la velocità di battitura per evitare che le dita si intrecciassero tra loro.

L’attento studio della tastiera QWERTY ha risolto questi due importanti problemi, ma, ora che il tempo delle macchine per scrivere è tramontato definitivamente, ci conviene ancora utilizzare questo schema?

Wikimedia Commons/ tastiera DVORAK By Michka_B (CC BY-SA 4.0)

Il 12 maggio 1936, August Dvorak brevettò un nuovo schema semplificato per tastiera, che porta il suo nome. La disposizione di ogni tasto è stata pensata per la maggior velocità ed efficienza: tutte le lettere maggiormente usate si trovano su una sola riga, tutti i segni di punteggiatura insieme alle vocali a sinistra e tutte le consonanti a destra, permettendo così l’alternanza tra le due mani e riducendo il movimento delle dita.

Purtroppo, però, questo ragionamento non si applica all’italiano: la DVORAK, infatti, è stata pensata per la lingua inglese, non per quella italiana. Qualora un nostro connazionale si trovasse ad utilizzarla, noterebbe un maggiore uso della mano destra rispetto alla sinistra: infatti, la quasi totalità delle parole italiane finisce in vocale (tasto premuto dalla mano sinistra), costringendo così il pollice destro a battere sempre sul tasto relativo allo spazio.

Esistono anche altri tipi di tastiere (C’HWERTY ,  AZERTY , XPeRT), ma ancora non è stato trovato nessuno schema in grado di garantirci una battitura veloce e con poco sforzo; tuttavia, con la velocità con cui si sta evolvendo la tecnologia, sorge spontaneo chiedersi: ci servirà in futuro?


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