Edimburgo, 20 anni dopo. Danny Boyle, al cinema dal 23 febbraio con T2 Trainspotting, torna a narrare la vita dei quattro anti-eroi scozzesi che abbiamo imparato a conoscere da due decenni: Spud, Renton, Begbie e Sick Boy (Ewen Bremner, Ewan McGregor, Robert Carlyle e Jonny Lee Miller). Molto è cambiato dall’ultima volta che li abbiamo visti, con una borsa carica di sterline in una stanza d’albergo londinese. Molto è rimasto lo stesso. L’estrema fragilità umana, la rabbia, la vendetta…il tradimento.
Sono cresciuti, hanno vissuto la loro vita, glielo si legge negli occhi, nei segni sul viso. Ognuno ha preso la propria strada. Se il primo film rappresentava l’’irresponsabilità della gioventù, il “non mi importa di niente”, «Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro». Il secondo è l’esatto opposto. È il tempo che si riprende la rivincita, e dice: “è a me che non importa nulla di te”.
E ha fatto un buon lavoro il tempo. Sono tutti delusi in questo film: uomini, donne e bambini, figli di padri e madri delusi. La spavalderia, prima così semplice, ora deve lottare per riemergere dalle ceneri di una vita passata un po’ alla deriva. Come è nella natura delle cose, l’unica soluzione è tentare di rivivere il passato. E così, il mondo di T2 Trainspotting, è fatto di ombre, riflessi, di passeggiate lungo il viale dei ricordi. C’è Tommy malato di AIDS e la piccola Dawn, ci sono vecchie fiamme, c’è l’ubriacone della vecchia stazione centrale, c’è l’infanzia, ci sono le corse per Princes Street inseguiti da due detective e c’è la cara vecchia amica, l’eroina.
Quando Mark Renton torna per la prima volta, dopo il tradimento, è un uomo senza prospettive, sull’orlo del licenziamento, vicino al divorzio. Ha subito un’operazione, i medici gli dicono che potrà vivere serenamente per altri 30 anni. Ma cosa se ne fa di 30 anni senza amici, legami, futuro. Begbie ha passato quasi tutta la sua vita in prigione. Spud non si è mai liberato veramente dalla dipendenza. Simon è sempre alla ricerca della prossima opportunità, diviso tra l’invidia di non aver essere stato lui a tradire, 20 anni prima, e il desiderio di vendetta.
E l’opportunità, in effetti, si ripresenta. È la storia che si ripete. Prima c’è un’occasione…poi un tradimento. Ma prima di tutto, questa, è forse l’ultima possibilità per tornare a provare, ciò che non sentono più da vent’anni. Ma la loro non è una vera e propria réunion, non sono molte le scene in cui tutti e quattro sono insieme. E se ci pensate, nel primo film è stato lo stesso, a parte il finale e alcune scene nel mezzo. Il collante, sono proprio i ricordi, raccontati o messi su carta.
T2 fa costantemente riferimento al primo film e non solo per la trama. Oltre al cast, regia e sceneggiatura, molti persone che hanno lavorato dietro le quinte nel ‘96 sono tornate per girare il sequel. Ma anche chi non c’era fisicamente, ha fatto sentire la sua presenza sullo schermo.
Anthony Dod Mantle, nuovo direttore della fotografia è stato molto attento a dare il dovuto rispetto a Brian Tufano, con dei tributi in suo onore. Allo stesso modo, c’è una tavolozza di colori che rende omaggio alla scenografa originale Kave Quinn. E come scordare la musica. In un certo senso si può dire che gran parte del motivo per cui le persone si sono così appassionate al film, in primo luogo, è stata proprio la colonna sonora. Quando ti colpiscono, le musiche amplificano le emozioni, suscitano delle reazioni chimiche dentro di noi.
Nel primo film, il batticuore lo dava Dubnobasswithmyheadman degli Underworld, insieme alle note di Born Slippy. E in T2 Trainspotting è stato proprio Rick Smith degli Underworld che ha accettato di comporre le musiche per il film ed aiutare Jon Harris (montaggio) e Danny Boyle sulla scelta dell’intera colonna sonora originale. Così nel nuovo film, a fare da carica di adrenalina moderna, c’è il gruppo di Edimburgo Young Fathers. Accanto a loro i Wolf Alice e i The Rubberbandits.
Insomma, tutto è collegato. Tutto è nuovo. Quando si mettono a paragone gli attori oggi, con le immagini di come apparivano 20 anni fa, viene fuori una scena crudele. Ma è di questo che tratta il film, non vergognarsi di essere così come si è. T2 Trainspotting non è il solito sequel che offre tutte le risposte sul perché uno se n’è andato, o come l’altro si è vendicato. Così sarebbe stato noioso. T2, invece, ha messo di mezzo 20 anni, ha messo la vita delle persone, per questo è interessante.
Credits: Warner Bros.