Tendo a sentirmi in pace con me stesso quando posso definire “artista” un individuo produttore d’arte nel più ampio orizzonte possibile: un individuo che non si specializzi unicamente in un campo, ma ne esplori di ulteriori in maniera tale da poter dare diverso sfogo alla sua esigenza espressiva e sentimento sensibile.
Ammiro coloro che attratti dal canonico tramonto non si limitano a fotografarlo ma insieme tentano di celebrarlo con la poesia, dipingerlo o cantarlo.
Quando invece dico “artista” riferendomi a qualcuno che si contiene ad un solo campo, lo faccio per lo più per una esigenza di sinonimo. Ciò non esclude che nel suo settore questi sia il migliore, ma qui il limite è tutto mio, lo ammetto.
Riconosco sicuramente come “artista” appartenente al primo ambito sopra descritto l’americano Jeff Bridges, prima di tutto noto come attore, del quale mi sono innamorato ammirando la sua magistrale interpretazione di Drugo ne “Il grande Lebowsky” dei cari fratelli Coen.
È fuori dubbio che Bridges esprima il meglio della sua arte recitando. I suoi quasi settanta film e il suo palmares (6 nomination agli Oscar, 4 nomination ai Golden Globe e l’Oscar nel 2010 come migliore attore) parlano per lui.
Jeff Bridges non è solamente un grande attore, ma anche un cantante ed un altrettanto rinomato fotografo, tanto da ricevere nel 2013 la nomination per gli Infinity Awards, premio internazionale di fotografia.
Bridges inizia a scattare foto nel 1984 quando la moglie gli regala una macchina fotografica, una Widelux F8.
Soggetto principale della sua fotografia – visibile in ampia parte sul suo sito www.jeffbridges.com – sono i “dietro le quinte” dei film per i quali ha recitato.
Una testimonianza genuina e sincera di quanto evidentemente ci nasconde il grande schermo.
Sincera come la sua arte, elemento che sempre l’artista ricerca. Nel parlare della sua macchina fotografica addirittura celebra l’imprecisione di fondo dello strumento, in quanto tale difetto fornisce maggiore verità al tutto.
Le sue fotografie sono nate inizialmente come un omaggio per i membri della troupe, un ricordo gentile e particolare del lavoro svolto.
Successivamente l’attività ha acquistato maggiore accuratezza ed impegno, sempre però con quella visione leggera ed imperturbabile che segna nel profondo il personaggio di Drugo.
Un’altra faccia di un grande artista.