Madame de Pompadour, ovvero Jean-Antoinette Poisson nasce il 29 o 30 dicembre 1721 a Parigi. La madre è una donna avvenente e protetta dalla facoltosa famiglia dei Parîs, una lunga dinastia di ricchi e potenti banchieri; il padre, o perlomeno il presunto tale, è un semplice uomo di provincia che si è arricchito proprio al servizio di questa e che quando la casata cade in disgrazia è costretto a scappare e rifugiarsi in Germania.
Soprannominata fin dalla più tenera infanzia la piccola Reginetta, impara fin da subito l’arte del cucito, l’amore per la musica, il ballo e la recitazione. Proprio in occasione di un’esibizione di canto, Jeanne riesce a farsi notare da Charles Guillame Le Normant d’Etoilles: giovane destinato a ereditare un capitale immenso. Il matrimonio, molto di convenienza e molto poco d’amore, viene celebrato nel 1741 e la ragazza inizia fin da subito a frequentare salotti e ambienti della Francia che conta davvero.
Jeanne è bellissima, durante le serate mondane tutti gli occhi sono puntati su di lei e proprio in occasione di un ballo in maschera è il sovrano in persona a danzare con lei e a strapparla al marito, uomo fin troppo mite e paziente per una donna esuberante e piena di vitalità. Formalizzata la separazione Jeanne viene ufficialmente presentata a corte con il nome di Marchesa di Pompadour. Oltre al titolo il re Luigi XV le regala un feudo, un castello e una rendita annua di duecentoquarantamila lire.
Madame de Pompadour si dedica completamente al sovrano, lo ama e lo rispetta; lo diverte e gli tiene compagnia; è consapevole che il suo destino è tutto nelle mani di un uomo potente e volubile, con un carattere instabile e difficile. A corte le critiche e i pettegolezzi sono spietati, si narra che Madame sia tanto brava nel canto quanto poco brava tra le lenzuola. Luigi XV non se ne preoccupa, in lei vede una grande confidente, la sua «amica necessaria»; probabilmente già nel 1751 i due non sono più amanti passionali, ma ottimi amici. Nonostante ciò Madame continua la sua vita a corte e accresce il suo potere, collezionando il favore di uomini potenti e di cultura come Federico II di Prussia, Voltaire e Diderot.
Nominata duchessa Madame de Pompadour è all’apice del successo: è una donna potente, temuta, rispettata e odiata. I libelli contro di lei, le poissonade, si moltiplicano e quando in uno di questi viene rivelato il suo precario stato di salute, lei si batte come una leonessa per difendere il proprio onore e la propria posizione. Nemmeno quando il figlio del re la apostrofa Madam-putain non si lascia abbattere.
Ma gli anni passano anche per una donna come Madame e quando nel 1763 si fa ritrarre dal pittore Drouais non è più la florida fanciulla di un tempo. Ha quarantatré anni, è invecchiata velocemente e è malata. Nonostante ciò non abbandona il sovrano, continua a tenergli compagnia come amica fedele e devota. Il 15 aprile 1764, prima che il pittore possa finire il ritratto, si spegne Madame de Pompadour; muore a eccezionalmente a Versailles, in quella reggia in cui ha spadroneggiato per un ventennio e dove solitamente possono passare i loro ultimi giorni solo gli uomini di sangue blu. Luigi non può starle accanto come vorrebbe, malinconico saluta la sua salma che si allontana sotto una pioggia battente: «È l’unico omaggio che abbia potuto renderle».
FONTE: Civiltà, Anno III, numero 19, gennaio 2012
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