Mi prendevano per pazzo quando, alla terza giornata di campionato, azzardai: “con le rose di Pescara e Crotone e un presidente come Zamparini, probabilmente già sappiamo chi retrocederà quest’anno”.
Una frase che non voleva essere una “sparata”. Oggettivamente il Pescara, pur con un allenatore apprezzato come Oddo – la partita d’andata con il Napoli all’Adriatico è stato un piccolo capolavoro sportivo da un punto di vista tattico – ha una rosa da Serie B: dei 30 giocatori in rosa sono davvero pochi quelli con esperienza o capacità tali da permettersi di trascinare una neopromossa nel massimo campionato, come Caprari o Campagnaro, e i risultati alla 21ª giornata mi danno ragione: nessuna vittoria se non quella a tavolino con il Sassuolo, che in quell’occasione schierò un giocatore, Ragusa, ancora non tesserato dalla stessa società.
Per il Crotone il discorso è simile a quello del Pescara, ma paradossalmente erano partiti con meno pretese: quasi nessun investimento per aumentare il livello tecnico della squadra rispetto allo scorso anno, e già in quel campionato di B la rosa non sembrava all’altezza, e con l’obiettivo di mantenere il proprio posto nella massima serie quasi irraggiungibile sin dalla prima giornata. Eppure hanno un punto in più degli abruzzesi, con molte sconfitte di misura: non si può dire che non ci stiano provando.
Per il Palermo non si può e non si devono cercare giustificazioni: è una società allo sbaraglio, con un presidente che non crede più nella costruzione di un progetto, cambia allenatori in continuazione e infanga un club dalla storia e dal tifo gloriosi. È chiaro che l’unica salvezza per questo Palermo sarebbe sperare nella vendita della società, che sotto Zamparini ha comunque raggiunto risultati sportivi notevoli. Quando manca la passione non si possono pretendere vittorie o continuità di risultati; se la società è instabile, lo sarà anche l’ambiente, e così la squadra.
L’analisi che ha preceduto queste parole serviva per arrivare a una provocazione: non sarebbe meglio passare a un campionato a 18 squadre?
È evidente che vi siano alcune società non pronte alla serie A – quest’anno come lo scorso, dove la lotta salvezza fu più avvincente solo perché le squadre di basso livello erano quattro invece che tre, le quali non aggiungono, e non aggiunsero, nulla al campionato in questione, anzi: Crotone, Pescara e Palermo hanno più punti di distacco dalla quart’ultima (11), ed è un record nel campionato italiano. Non vuole essere una brutalità, ma in questo modo si rendono quasi insignificanti le ultime 5-7 giornate di campionato per le tre squadre prima menzionate, cosa che, se vogliamo, rischia di falsare un campionato: immaginatevi un Perugia arrendevole perché già retrocesso contro la Juventus nell’ultima partita del campionato 1999/2000; acquazzone permettendo, quel campionato sarebbe stato della squadra di Torino. Adesso basti pensare a un Crotone a 20 punti la seconda settimana di maggio del 2017: proviamo a pensare che si disputi un Crotone-Roma dove la vittoria dei giallorossi gli consegnerebbe uno storico scudetto. Per quale motivo una squadra senza alcuna pretesa, con l’unico obiettivo già fallito da mesi, uno spogliatoio spaccato, con la testa già alle vacanze, dovrebbe riuscire a mettere il dovuto impegno in una partita così decisiva?
È da queste considerazioni che nasce la proposta di portare il campionato a 18 squadre: quando non ve ne sono 20 di livello adatto a rendere onore a una delle competizioni sportive più importanti di sempre, non c’ è nulla di male nell’effettuare una modifica che potrebbe incrementarne la qualità. Meno squadre, meno partite, meno impegni, più alto il livello medio e il tempo dedicabile alla preparazione di una nuova partita, cosa che magari porterebbe anche a un maggiore impegno nei confronti di una competizione largamente snobbata come la Coppa Italia, o persino l’Europa League. Sarebbe sicuramente una scelta impopolare per Tavecchio, che ha già risposto con un no categorico alla proposta, per via di tutti i tifosi che deluderebbe, ma io mi chiedo che onore ci sia in un tifoso palermitano nel vedere la propria squadra fare 39 punti, perdere 19 partite su 38, subire 65 goal e rimanere comunque in serie A.
Per quanto “romantiche” possano sembrare, alcune realtà sono impreparate a prender parte a un campionato come la Serie A. Tuteliamo loro e i loro tifosi, invitando invece le società a fare di meglio.