Da sempre l’uomo ha tentato di costruire una macchina simile a se stesso, con le proprie sembianze e in grado di rispondere alle domande. La storia è cosparsa di numerosi esemplari di macchine non elettroniche, semi-moventi, somiglianti agli esseri umani o agli animali e comunemente note come antecedenti dei robot: gli automi.
Questi venivano fabbricati fin dall’antichità, ma fu con Jaques De Vaucanson, un inventore del ‘700, che venne realizzato il primo automa ben costruito. Ispirato dalla statua del Fauno di Antonie Coysevox, Vaucanson costruì il suonatore di flauto automatizzato, con labbra e lingua mobili, che produceva musica tramite il reale movimento di dita ricoperte di pelle. Ma l’invenzione che più impressionò i suoi contemporanei fu l’anatra digeritrice: la riproduzione meccanica di un’anatra capace apparentemente di ingoiare il grano, digerirlo e defecarlo. L’automa aveva l’aspetto di un’anatra: era ricoperto di bronzo dorato, sbatteva le ali, starnazzava e beccava il grano, ma il processo digestivo che Vaucanson si vantava di aver costruito non era reale. Infatti, il grano beccato dall’anatra veniva raccolto in un contenitore e le feci, invece, erano inserite manualmente in un altro scomparto. Nonostante il processo digestivo non fosse reale, l’anatra digeritrice rimaneva un notevole esempio di meccanica da poter osservare anche in funzione, grazie al materiale trasparente che ricopriva l’addome e che rendeva il processo visibile.
Qualche secolo più tardi, fu l’artista concettuale belga Wim Delvoye che nel 2006 riuscì a costruire un automa effettivamente capace di digerire. Fu presentato con il nome di Cloaca Machine e negli anni furono riprodotte numerose copie, anche in posizione verticale, con lo scopo di ricreare il sistema digerente umano.
Ma l’automa più conosciuto al mondo fu Il Turco, creato da Wolfgang von Kampelen nel 1769: una macchina capace di giocare a scacchi che, dopo aver fatto il giro delle corti europee, arrivò a sfidare anche il re di Prussia e l’imperatrice d’Austria. La macchina era costituita da un automa dall’aspetto di un uomo mediorientale collegato a una grossa scatola in legno, contenitore degli ingranaggi. Purtroppo però, si scoprì presto il trucco: la scatola nascondeva al suo interno un uomo, il quale, tramite dei magneti, riusciva a studiare la mossa dell’avversario e muovere la sua dal braccio del manichino. Con questa rivelazione si torna a sottolineare il primato di Vaucanson, ribattezzato da Voltaire “il rivale di Prometeo” per le sue brillanti invenzioni.
Con il passare degli anni, si mette da parte l’idea che gli automi siano solo giocattoli con lo scopo di intrattenere e si inizia a pensare a loro come aiutanti dell’uomo, avviando un processo che porterà così a qualcosa di più tecnologico: i robot.