Una triste costante che caratterizza qualsiasi periodo storico è la presenza di una guerra, vicina o lontana; le guerre sono sempre un affare di tutti, perché sono inconcepibili per l’orrore che portano, e tuttavia ce ne sono alcune, o ci sono state, molto vicine a noi che non sono riuscite a farsi sentire.
Le guerre, durate approssimativamente dal 1991 fino al 1995, avevano come scenario la vecchia Jugoslavia e per colpa del nazionalismo e divergenze religiose, i loro protagonisti hanno perpetrato anni in una guerra fratricida. Questa poco conosciuta guerra dei balcani che ha segnato generazioni, viene presa in considerazione dal regista Dalibor Matanić in un modo del tutto personale, visto che è immerso in questa cultura.
Con la sua pellicola Sole alto mette in scena tre atti emblematici ed eloquenti di quelle che sono le cicatrici sociali che un conflitto bellico, con quelle caratteristiche, lascia e instilla nelle nuove generazioni. L’archetipo narrativo è quello delle più classiche storie d’amore tormentate di tutti i tempi, ma i protagonisti di questi tre atti sono sempre due ragazzi, medesimi anche gli attori che cambieranno solo ruolo e nazionalità.
Nel primo spaccato di vita ambientato nel 1991 ci troviamo a rivivere l’amore dei due protagonisti: lei serba e lui croato, divisi da una linea immaginaria, un confine che loro vorrebbero non esistesse, ma c’è chi glielo ricorderà fino alla morte.
Salto generazionale, ci troviamo nel 2001 a conflitto terminato ma con ancora tutto da sistemare, dalle case, alle menti e al cuore. Lui croato e lei serba, si troveranno a passare le giornate in stretto contatto e, come accade anche senza volerlo, saranno attratti l’uno dall’altra; purtroppo c’è chi non riesce a dimenticare il sangue versato per degli ideali e si sentirà in dovere di portare avanti questa causa anacronistica, irragionevole e carica d’odio.
L’ultima storia narrata è ambientata nel 2011 e ha sempre una ragazza serba e un ragazzo croato come protagonisti, questa volta avremo però un lieto fine nella loro tribolata storia d’amore; una porta aperta sul futuro, che lascia ben sperare e tirare un respiro di sollievo agli spettatori.
Il messaggio di Matanić, quello di uguaglianza è espresso benissimo nella scelta del titolo, Sole alto, quasi volesse inneggiare alle belle giornate d’estate, al bel tempo che tutto cura e al sole, ovviamente, che dall’alto irradia tutti, senza distinzioni e che non cambia per nessuno, rimane uguale per tutti. La scelta di non cambiare mai attori per interpretare i protagonisti è un’altra idea azzeccatissima per esprimere questa ciclicità di situazioni; ognuno può trovarsi in situazioni che nemmeno lui ha voluto, può trovarsi a non essere più padrone della propria vita e in base alla situazione dovrà orientarsi. Si è uguali anche e soprattutto davanti alla sorte e al destino. L’altro è diverso da noi, ma noi non siamo così diversi da tutti gli altri.
Con questo film riusciamo a inserirci in un tessuto sociale lacerato e allo stesso tempo chiuso, nel quale troppe ferite non sono ancora state sanate; Sole alto di Dalibor Matanić è un’opera piena e carica di messaggi, che riesce a non cadere nella retorica e rimanere con i piedi per terra, senza sfiorare l’utopia, pur concedendoci un finale davvero piacevole e rincuorante.
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