Hai notato la sporgenza
a cui il matto si rassegna,
scrutandovi sua essenza,
in cerca d’aria
che occupi d’intenti nuovi
la sua carne putrefatta,
dall’inedia
dal malcelato desiderio
di un incontro. Che disfatta,
per lui che del mondo
è esiliato abitante,
non di corpo ma di mente,
decaduta come nube
che si innalza a incudine
anch’essa folle e tenebrosa:
è tacciata minacciosa.
Dalla sua somma il solipsista,
accecato dalla vista
dell’Altro che non vuole
e non gli dice
il vero oggetto di sospiro,
si lancia
e fa del vuoto il suo respiro.
Fonti
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