“Andavo in giro con una moto, una grande moto, in cerca di guai. Cercavo lo scontro, così avrei potuto uccidere”. Potrebbe essere l’inizio di un film poliziesco che si apre con le confessioni di un killer seriale. Ma non è così. Le parole sono vere, e non sono di un serial killer. È Rodrigo Duterte l’autore di questa frase, Presidente delle Filippine.
La lotta alla droga
Duterte ha fatto queste forti dichiarazioni in un comizio tenutosi nei primi di dicembre, durante il quale ha parlato di come il suo governo stia combattendo il traffico di droga, piaga che affligge da anni il Paese. Fin dal suo insediamento è stata infatti attuata una politica di tolleranza zero contro i narcotrafficanti, politica che Duterte, stando alle dichiarazioni, adottò già quando era sindaco di Davao. Il Presidente ha deciso di dare maggiore libertà di azione alle forze dell’ordine, che se coinvolte in uno scontro hanno diritto di fare fuoco per uccidere dato che stanno “perseguendo la sua guerra al crimine”. In questo clima di violenza ha anche invitato i cittadini ad impegnarsi personalmente nella lotta alla droga, eliminando sia trafficanti sia tossicodipendenti. Da quando l’ex avvocato è al potere sono state uccise circa 2000 persone in operazioni anti droga, molte delle quali prevedono che la polizia entri nelle baraccopoli a volto coperto e uccida indistintamente coloro che sono schedati come spacciatori o consumatori, e altre 3000 in circostanze sospette.
La violenza del presidente
Queste dichiarazioni non arrivano insolite se riguardano Duterte, che ha già paragonato il suo lavoro di sterminio a quello di Hitler, poi scusandosi. Ha insultato il Papa ed ha anche riproposto l’introduzione della pena di morte per impiccagione. Ovviamente non mancano le proteste da varie associazioni umanitarie e da personaggi di spicco del mondo politico internazionale come Obama, ma anche questo pare non fermare la sua folle idea: “Se pensano che mi fermerò per paura di infrangere i diritti umani o per paura di qualcuno, come Obama, mi dispiace, ma non lo farò”.
Vitaliano Aguirre II, segretario alla giustizia, ha precisato però come il Presidente spesso esageri e ricorra all’iperbole per far passare i propri concetti. Iperboli o no, è sicuramente chiaro come nelle Filippine si stia sviluppando una sorta di stato del terrore, dove la crescente libertà data alla polizia permette di eliminare chiunque in modo indistinto e con impunità visto la mancanza di processi veri e propri.