“Alcuni pensano che le nuove tecnologie facciano male alla cultura. Noi la pensiamo in modo diverso…”
Così esordisce la video-presentazione di Tw letteratura, una comunità di social reading. Fin dalle prime battute viene sottolineata la relazione tra tecnologia e cultura. Sarebbe complicato anche solo abbozzare l’evoluzione storica di questo rapporto, che assume oggi una funzione di scambio e dialogo.
La realtà culturale odierna tende, infatti, a sfruttare sempre di più le potenzialità offerte dai social media. In molti casi le peculiarità dell’una non si limitano solamente ad essere veicolo di quelle dell’altra, ma spesso viene a crearsi un “terreno d’incontro” tra le due. Questo è, appunto, l’interessante caso del social reading e, in particolare, di Tw letteratura.
La comunità di Tw letteratura ha poche e semplici regole: viene prima di tutto proposto un libro, e poi stabilito un calendario per leggerlo insieme. I membri della comunità leggono e “riscrivono” l’opera in questione su Twitter, seguendo il calendario.
Ogni tweet può essere riassunto, parafrasi, parodia o variazione del testo originale. I membri possono anche partecipare interpretando i personaggi del libro. La comunità, poi, incoraggia gli utenti a creare le proprie raccolte di tweets preferiti.
Un’iniziativa, dunque, ludica e tendenzialmente non analitica, che ha comunque come colonna portante la lettura integrale di un testo. La citazione si fa, dunque, divertissment intelligente e, soprattutto, contestuale. Con buona pace all’anima di Bukowski & co., troppo spesso fatti a brani e decontestualizzati sui social.
Questo “terreno d’incontro” è infatti ambiguo, e non sempre produce dei risultati degni di nota. Va però ricordato l’imbarazzante (e poco professionale) pregiudizio che tende a demonizzare il mondo dei social ed accusarlo di impoverimento della cultura. Questo tipo di considerazione tende ad esasperare certi aspetti del fenomeno e ad ignorarne totalmente cert’altri.
Se quindi è legittimo fare di un’opera un tweet, previa lettura, è altrettanto legittima l’operazione contraria. Questo il caso di Jennifer Egan col suo #Black Box, o di Nicolas Belardes con Small places: una serie di tweet che, in realtà, vanno a formare opere di più ampio respiro. Interessante, poi, l’iniziativa Twitter Fiction Festival di Andrew Fitzgerald, svoltasi fra il 28 novembre e il 2 dicembre 2012.
Questa dimensione di scambio e dialogo tra cultura e tecnologia è dunque molteplice e produce diversi risultati, e vale la pena analizzarla ricordando le implicazioni comunicative e sociologiche, troppo spesso dimenticate, piuttosto che condannarla aprioristicamente. Perché, in fondo, il cuore del messaggio della cultura stessa è uno: capire prima di giudicare.