I Griffin, American Dad, The Cleveland Show e Bordertown sono serie animate che ruotano tutte sul perno di Seth MacFarlane: creatore, produttore esecutivo e doppiatore di molti personaggi in lingua originale (Peter, Brian e Stewie Griffin, tanto per fare qualche nome). Dopo i primi grandi successi, MacFarlane sembra essere in declino.
Le grandi serie tv di MacFarlane
I Griffin
Nei primi anni 2000 Seth MacFarlane ha conosciuto il successo grazie alle famiglie protagoniste dei suoi programmi, ed ora è proprio da queste serie che diventa sempre più chiaro il suo calo di fascino sul pubblico televisivo americano. E se il mercato vende poco ai locali, le esportazioni ne risentono, a volte fino ad essere del tutto interrotte. Dodici milioni di spettatori solo negli USA fu il jackpot vinto dalla prima stagione de I Griffin e, nonostante una discesa che oggi con la 15esima stagione vede solo 1/3 del pubblico del 1999, Peter & co. rimangono ancora il migliore affare televisivo di Seth MacFarlane, nonchè uno dei due sopravvissuti fino al 2016.
American Dad
American Dad è infatti l’altra serie animata rimasta all’attivo, con solo un milione di spettatori negli USA per la 12esima stagione: complice della scarsa visione della serie è anche la scarsa popolarità della TBS, emittente-rifugio della famiglia Smith dopo lo sfratto di mamma Fox nel novembre 2014, quando a causa dei già critici indici di ascolto non fu più contenta di vederla scorrazzare per casa assieme ai Griffin e ai suoi prediletti Simpson.
The Cleveland Show
The Cleveland Show dopo quattro stagioni è stata cancellata dalla Fox nel maggio 2013, e i Brown-Tubbs si sono trasferiti a Quahog per riconciliarsi con i Griffin e il resto della cittadinanza: una famiglia eliminata ma senza stragi, almeno sul piano narrativo. Dal punto di vista della critica, The Cleveland Show è stata quasi del tutto demolita: a partire dal suo creatore MacFarlane, descritto da «The Washington Post» come un vecchio sporcaccione che tenta di adescare il pubblico con situazioni maliziose e scherzetti osé, la serie è stata percepita sostanzialmente come I Griffin afroamericani. Il capofamiglia Cleveland non regge il confronto con Peter, e se da un lato può aver addolcito e reso godibili le puntate anche per spettatori un po’ più piccoli, dall’altro è la causa principale di depotenziamento della comicità che ha portato MacFarlane al successo. The Cleveland Show riconferma lo stereotipo per cui il principale attributo di uno spin-off è “inutile”.
Bordertown
Con Bordertown è giunto il disastro: in tredici episodi per la sua prima e ultima stagione, la serie ha raggiunto un picco di tre milioni per brevissimo tempo ed ha oscillato per lo più intorno al milione di spettatori, pur essendo lanciata sempre dalla grande Fox. La bocciatura è stata fulminea sia da parte dell’emittente che dalla critica: su Metacritic il punteggio è di 46 su 100, e su Rotten Tomatoes ha raggiunto un deprimente 35%. Il commento che accompagna il punteggio riconosce in Bordertown delle premesse ricche di polemiche, ma coglie nello sviluppo dell’idea ripetutamente errori grossolani e gag disperate. MacFarlane in parte si salva essendo il produttore esecutivo e non il creatore: il quasi sconosciuto Mark Hentemann è in questo caso la testa ideatrice, già riscaldatasi sulle produzioni de I Griffin e The Cleveland Show. Il terreno scelto per la crescita di Bordertown è quello di Mexifornia, una cittadina al confine fra USA e Messico, dove Bud Buckwald, una guardia di confine ultraconservatrice, soffre difficilmente il suo vicino di casa Ernesto Gonzalez, un immigrato messicano dai modi sempre gentili e amichevoli.
Una stroncatura meritata? Non mancano personaggi esasperati negli stereotipi che, se posti a motore di una puntata, possono far passare venti minuti nel kitsch: si guardi come esempio più calzante al Reverendo Fantastic e alla puntata 3 MegaChurch. Ma Hentemann tocca un tema di grandi potenzialità attuali nella dialettica Statunitensi-Ispanici, e spesso riesce a farlo fruttare in maniera originalmente comica: nonostante un’accoglienza meno spietata da parte degli altri Paesi fuori dagli USA, rimane comunque improbabile che Bordertown si rimetta in piedi, anche sul cantiere di un muro al confine con il Messico. Il che è un peccato.