Solo a sentirla nominare gli occhi si arrossano, il naso inizia a colare e parte la corsa in farmacia. È la più diffusa tra le allergie respiratorie: da sola ne costituisce il 38%. È l’ambrosia. Un insetto potrebbe essere la soluzione al dilagare di questa pianta?
L’ambrosia e l’Ophraella communa
L’ambrosia è una pianta importata casualmente dagli Stati Uniti negli anni ’90, che ha trovato un fertile terreno d’espansione proprio in Lombardia. La zona più colpita è compresa tra il basso Varesotto, l’alto Milanese, il Magentino e il Rhodense, con un aumento progressivo dei soggetti allergici e asmatici. È stato notato che la sua diffusione, inizialmente, seguiva le rotte aeree verso l’aeroporto di Malpensa. Quindi è arrivata con un aereo statunitense, ma senza permesso.
Proprio dal continente americano potrebbe arrivare anche il rimedio al dilagare di questa pianta infestante. La soluzione è piccola, ma efficace. Si tratta di un insetto, chiamato Ophraella communa. È olifago, cioè si nutre solo di certe specie di piante, e in particolare privilegia proprio per l’Ambrosia artemisiifolia. Questo coleottero arriva dal Neartico, l’ecozona comprendente Groenlandia, Canada, Stati Uniti e Messico, ma è stato introdotto in maniera accidentale anche in Corea, Cina, Giappone e Taiwan. È però ancora da capire come sia arrivato a Castellanza, in provincia di Varese, da dove è partita la prima segnalazione.
La lotta biologica
Il Laboratorio Fitopatologico del Servizio Fitosanitario Regionale si è messo subito all’opera per verificare, tramite le analisi del DNA, se si trattasse davvero dell’Ophraella communa. Una volta appurato ciò, sono iniziate una serie di osservazioni in tutta la Lombardia, che hanno svelato la diffusione di questo insetto nelle province di Como, Varese e Milano (meno a Pavia e Lecco). Gli studi stanno proseguendo, in modo che il prossimo anno, a fine estate, ovvero durante la fioritura dell’ambrosia, si possa testare questa vera e propria lotta biologica condotta da questi piccoli coleotteri. Minuscoli ma letali. Dalle rilevazioni emerge, infatti, che il piccoletto causa delle gravi defogliazioni alle piante, diminuendo notevolmente la concentrazione di polline di ambrosia nell’aria.
Il progetto prevede che l’Ophraella communa venga allevata e poi rilasciata nell’ambiente, in modo che attacchi l’ambrosia. Non si tratta di un sistema innovativo, dato che è già usato in altre nazioni come la Cina, ma sembrerebbe comunque una soluzione promettente. Gli studi continueranno nei prossimi anni in Italia ma anche nel resto d’Europa, per verificare se l’insetto sia davvero efficace e non abbia forti ripercussioni sull’ecosistema. D’altronde, il numero di questi coleotteri dovrebbe aumentare subito dopo la liberazione per poi calare progressivamente con la diminuzione di disponibilità di ambrosia di cui nutrirsi. Le quantità di Ambrosia artemisiifolia e di Ophraella communa oscillerebbero tra loro, dato che una è connessa alla presenza dell’altra. Per cui nessuna invasione, almeno in teoria. Bisognerà aspettare qualche anno per la piena applicazione di questa lotta biologica senza quartiere. Gli allergici all’ambrosia dovranno quindi armarsi di fazzoletti e antistaminici ancora per un po’.