“Il tuo pensiero cambia le cose”: intervista a Sebastiano Mauri

Il protagonista dell’ intervista di oggi ha una caratteristica su tutte: la poliedricità. Artista visivo, fotografo, giornalista, regista. Le qualifiche per definire Sebastiano Mauri sono molteplici. Per lui è perfetto l’uso della parola artista, a tutto tondo. Negli ultimi anni è però stato soprattutto scrittore. La sua è una scrittura strettamente legata all’ attivismo in favore della comunità LGBT.

Il suo esordio letterario, Goditi il problema (Rizzoli, 2012) segue il viaggio di Martino Sepe verso l’accettazione di sè. Il passo successivo, quando finalmente si somiglia pienamente a se stessi, è lottare per i propri diritti. “Un tempo, per sposarsi, si chiedeva la mano al padre della sposa, oggi ci si dichiara all’amata. Io per sposare l’uomo che amo devo chiedere il permesso a sessanta milioni di italiani”, sintetizza Mauri. A questi italiani, allora, è necessario dare degli strumenti: precisi, chiari, intellettualmente onesti. È questo l’obiettivo che si prefigge il suo pamphlet, per poter avere finalmente Il giorno più felice della mia vita. (Rizzoli, 2015) Gli abbiamo posto alcune domande per capire ancora meglio.

Sebastiano Mauri, una vita a metà tra Italia e Argentina, con una parentesi in Benin, l’antico Dahomey dove si resuscitano i morti ed affonda le sue radici il Voodoo. Qualche breve nota biografica per conoscerti meglio?

Quella è una parentesi che ho fatto da molto piccolo, ci eravamo andati all’inseguimento della magia nera. Il Benin è famoso anche perchè è il Paese delle Amazzoni: i battaglioni di donne guerriere devote a difendere il re ma che cercavano anche schiavi per tutta l’Africa. Sono mezzo argentino, e questo libro parte da una comparazione con quell’esperienza. Lì nel 2010 Cristina de Khirkner ha proposto una legge sul matrimonio egualitario. Sono passati da nessun diritto alla parità: stessi nomi, stessi doveri, stessi diritti. Uno dei più strenui oppositori fu l’allora arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio. Poi ho vissuto 15 anni negli Usa, dopo aver studiato Cinema alla New York University.

In Argentina la battaglia è stata posta da subito sul piano del “tutto o niente”. Qui, anche all’interno della comunità LGBT*, molte voci continuano a ritenerlo un percorso impossibile. Quali sono le differenze che fanno sì che lì fosse una strada percorribile, e in Italia spesso si ritiene di no?

Chi lo ha proposto teneva e credeva a quella legge, così come in tutte le nazioni che ne hanno approvate di analoghe. Presidenti della Repubblica, del Consiglio, Primi Ministri, ci mettevano la faccia. In ciascuno di quei paesi ci sono stati discorsi alla nazione molto accalorati e sentiti della personalità più importante in difesa di questa legge. Zapatero è arrivato a chiedere scusa alle persone LGBT, mentre qui si è parlato di contro natura.

La grande differenza, quindi, è la presenza di leader che l’hanno appoggiata fermamente. In Italia il partito che, ultimo in Europa, l’ha portata avanti lo ha fatto in conseguenza delle sanzioni europee. Questa legge doveva essere fatta perchè lo impone l’Europa, a prescindere dall’esecutivo, non si può essere europeisti su tutto tranne che sui diritti umani. L’Italia doveva adattarsi, e lo ha fatto ai minimi termini. Avere dato libertà di coscienza è sintomatico del loro non crederci. Nessuno si è battuto fino in fondo, e hanno trionfato altri calcoli e i sondaggi. La politica serve a fare passi avanti, ma in Italia manca il coraggio

I discorsi e i toni dei contrari erano gli stessi ovunque, anche in Argentina?

Per questo ho scritto questo libro: In America, quando nel ’67 si sono ammessi i matrimoni interraziali, due terzi degli americani erano contrari. A sentire il dato adesso, sembra incredibile. Le ragioni? Quelle che vi dicono oggi, la difesa dei bambini, che non avrebbero identificato la loro appartenenza. Uno di quei bambini, oggi è Presidente.

In ogni paese i talk-shows si sono popolati di Adinolfi, erano tutti discorsi già sentiti, sapevamo già cosa avremmo sentito dire. Io ho provato ad analizzare queste osservazioni, una per una, per mostrare come stiano difendendo l’indifendibile e come sia incredibile che ci stiano ancora riuscendo. Lo dimostrerà la storia. In Italia arriveremo tardi, e sarà triste da raccontare ai nostri figli.

Siamo ancora l’unico paese dove non esiste una legge contro l’omofobia, e anche quella proposta consentiva alle organizzazioni omofobe l’aggressione senza che costituisse un’aggravante. Mette voglia di emigrare, ma meglio non farlo e cercare di cambiare le cose.

Il tuo ultimo libro è il pamphlet Il giorno più felice della mia vita. Parlandone affermi “questo libro non l’ho scritto per chi già la pensa come me, ma per tutti gli altri”. Tuttavia dedichi una parte all’omofobia manifestata dagli stessi appartenenti alla comunità LGBT: in che cosa consiste?

Cito la Drag queen irlandese Penty Bliss, Rory O’neal, tra i paladini della battaglia per il matrimonio egualitario in Irlanda. Nel suo discorso all’Abby Theater, descrive l’omofobia interiorizzata e la tendenza che conosciamo tutti ad adattare l’atteggiamento nostro e altrui se c’è qualcuno che ci guarda. Io stesso da ragazzo mi ero imposto di studiare a tavolino come dovevo parlare e comportarmi. L’omofobia è andare al family day e stare su Grindr, marciare contro te stesso. Una delle cose più dolorose è rivolgersi contro sè stessi. Quando sei tu il tuo primo nemico è molto difficile vincere una battaglia.

Nel libro si parla della tua presa di consapevolezza dell’essere omosessuale. Potresti raccontare come è avvenuta?

Un coming out italiano. Io avevo 27 anni, dopo dieci anni in cui stavo insieme ad una donna e mi ero convinto di non avere più niente da scoprire o da affrontare, mi sono innamorato. Se prima non concedevo deroghe neanche alle mie proprie fantasie, punivo me stesso per ciò che pensavo, poi è arrivato l’amore. Io che credevo esagerate le canzoni d’amore, ho capito cosa accade se ti innamori veramente. Non riesci più a convincerti di nulla, a fronte del sentirsi meglio che mai.

Del percorso dal rifiuto di se stessi parli diffusamente nel tuo primo romanzo: “Goditi il problema”. Come si supera?

Cambiando la società. Io sono cresciuto con l’iconografia del “Vizietto”, della macchietta. Ma anche dopo, nei film per la comunità LGBT, per quanto fossero realistici i finali tragici, ci si raccontava sempre la stessa storia. Era impossibile per chiunque immaginare un epilogo felice, perchè non c’era luogo nel quale lo si potesse ritrovare. Non ci si poteva immaginare una coppia di donne o di uomini invecchiati felicemente insieme. Non ci era dato il diritto ad un futuro.

Serve cambiare se stessi, ma anche cambiare il mondo. La rappresentatività è cresciuta esponenzialmente e si è liberata dagli stereotipi, e questo va di pari passo con l’ottenimento dei diritti. Un esperimento ha dimostrato che gli americani medi, omofobi, nello spazio di un tè con una coppia gay che raccontava la sua quotidianità banale, cambiavano drasticamente idea. A volte basta poco.

Perché, come scrivi in Il giorno più felice della mia vita: “un’unione civile non è psicologicamente, socialmente, simbolicamente e neppure nei fatti uguale a un matrimonio”?

Il matrimonio è matrimonio per tutti, non può esistere un concetto di matrimonio in quanto persone LGBT. In Italia questa legge è limitata alle persone LGBT, crea file separate. E’ il “separato ma uguale” che legittima la segregazione razziale. La concessione purchè sia differenziata, venduta come uguale, laddove invece l’uguaglianza è una menzogna. Il nome stesso di “unione civile” legittima, nella definizione differente, uno stato di apartheid.

Meglio niente? No affatto, perchè c’è chi avrà bisogno di andare a trovare il compagno in ospedale domani mattina, e avrà bisogno di questa legge. Ma la battaglia sarà conclusa solo col matrimonio egualitario. Per una coppia di persone dello stesso sesso, poi, il matrimonio è più importante se vuoi formare una famiglia, perchè avrà bisogno di un legame formale a tutela dei figli, ed è questa la ragione che a volte rende un obbligo sposarsi.

Analizziamo alcuni capitoli del libro. Uno di essi si intitola:  “Io cito la Bibbia e poi tu fai quello che dice”

La Bibbia è usata come un’arma; chi è contrario non fa che ripetere che “Dio non è d’accordo.” Facciamo chiarezza. I passi contro l’omosessualità sono sette. Quelli contro l’accumulo di denaro, ad esempio, migliaia. La Bibbia impone la lapidazione per i figli ribelli, per le adultere, regola la schiavitù. Va contestualizzata in ciò che limita.

Sono invece migliaia i passi in cui la Bibbia predica l’amore. Gesù si rivolgeva a donne e prostitute quando non lo faceva nessuno, manifestava odio proprio contro quei potenti che usavano la Sacra Scrittura per legittimare i propri abusi. Basta citare un passo (Rm, 13, 8-10):

Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.  L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge.

Si fa spesso l’errore di credere che la natura sia un tratto peculiare dell’uomo, in quanto specie più intelligente. Non solo sulla scorta della visione biblica, ma anche quella darwiniana, che vedeva il sesso solo a fini procreativi, necessario al proseguimento della specie. Gli studi sull’omosessualità animale sono recenti perchè per secoli si è voluto fingere di ignorare.

Si sono però finora documentati casi di omosessualità in millecinquecento specie, e casi di travestitismo. Sono frequenti i casi di accoppiamenti maschio-femmina soltanto nel periodo di accoppiamento, mentre le coppie stabili sono omosessuali. I pesci pappagallo ad esempio hanno cinque generi. Nella crescita dei piccoli, le famiglie omogenitoriali sono la regola e non l’eccezione in migliaia di specie, e spesso i loro piccoli crescono meglio. Citare la natura come misura del comportamento umano è addentrarsi in un campo ancora più minato che citare la Bibbia.

Il matrimonio in sé è un’istituzione tanto naturale quanto l’aria condizionata”, scrivi. Non è quindi possibile appellarsi nemmeno alle tradizioni?

Fino a ieri, quanto più si cresceva in una famiglia agiata, meno si aveva relazione diretta coi genitori biologici. Fino a dopo la Rivoluzione Francese, era proibito il matrimonio agli attori! ll mondo porta esempi infiniti di costruzioni famigliari alternative. La stessa cristianità ha resistito per secoli al matrimonio come lo conosciamo oggi, perchè era un’istituzione pagana necessaria al passaggio del patrimonio dal padre al marito.

Esistono già a questa altezza matrimoni omosessuali. La famiglia tradizionale è un mito, quella che gli omofobi difendono è la famiglia patriarcale. Il loro terrore è che vengano meno alcuni stereotipi di genere in favore di un compromesso in base alle esigenze e alle inclinazioni di ciascuno

Ad esempio, oggi ci confrontiamo con un’immagine della donna che definisco 2.0. La donna 2.0 è la donna di oggi, che ha ottenuto alcuni vantaggi, finalmente, e può sognare cose che erano difficili da sognare prima, per quanto in Italia questo sia tendenzialmente falso. Alle donne si è aggiunta una dimensione professionale, il cui contraccolpo tuttavia è la necessità per lei di essere impeccabile in ogni campo, continuamente condizionata dall’occhio esterno, con un dispendio di denaro e di energia costante, e tutto questo sapendo che, di fatto, la parità non esiste. Io che accompagno i miei nipoti sono un’eccezione. Le donne moderne lavorano, si curano, accudiscono. Non hanno mai il diritto di fermarsi.

Dato quello che, sul tema della legislazione per i diritti LGBT, è avvenuto negli ultimi mesi, ritieni che la cosiddetta legge Cirinnà sia quanto di più ci possiamo concretamente aspettare?

Che si arriverà al matrimonio è un fatto, noi saremo solo gli ultimi. Spero solo che voi giovani non molliate. Non abbiamo lottato per una “formazione sociale specifica”. Come un esperimento giapponese ha dimostrato, basta la proiezione del pensiero altrui a condizionare concretamente la realtà. Il tuo pensiero cambia le cose. Iniziamo a pensare che il matrimonio è ovvio, e dobbiamo arrivarci presto. Come, lo scopriremo man mano, con le carte che abbiamo.

 

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