Hollywood

Se parliamo dell’America, la terra delle grandi opportunità, dell’uomo povero che cerca fortuna, che da una stamberga passa a vivere in un palazzo, non possiamo non pensare a Hollywood, (Los Angeles). Alla nostra mente riaffiora immediatamente quella scritta enorme a caratteri cubitali, imponente e bianca, in contrasto assoluto con la collinetta verde che la sostiene. Avete mai pensato cosa significa letteralmente la parola? In caso non l’aveste fatto, ve lo dico io: bosco di agrifogli, assolutamente pertinente. Fu Daeida Wilcox a dargli questo nome. È proprio qui che nel 1913 si girò il primo film, The squaw man e nel 1915 nacque con Hollywood l’industria del cinema.

Hollywood degli esordi è un pezzo di storia da tramandare e ricordare con orgoglio: i primi Oscar vinti con estremo merito da personaggi come Stanlio e Ollio  o Walt Disney. I primi restringimenti ci furono però nel 1930 con “il codice Hays” che vietava di portare in scena: il nudo, il crimine, l’uso di droghe e molte altre cose considerate peccaminose e corruttibili. Nel 1967 queste ipocrite e false imposizioni furono messe al bando. Il divismo è un fenomeno di costume incombente in quegli anni, una vera divinizzazione del personaggio-attore che diventa un’icona; da qui la parola divo. Tanti furono gli attori: Rodolfo Valentino, Marilyn Monroe, Greta Garbo e molti altri ancora. Una fama che li rese famosi e amati dal pubblico, molte volte apparentemente felici, ma interiormente profondamente tormentati e delusi. Marilyn e Greta lo sapevano bene. Per non parlare dei grandi registi tra cui spicca il nome di Sir Alfred Hitchcock. Ecco che a un tratto Hollywood ebbe un acerrimo rivale: la televisione. Per stare al passo, per non perdere il primato, si iniziano ad allestire kolossal più sfarzosi, inventando le tre dimensioni. Tutto cambia inesorabilmente: le major companies si trovano a scontrarsi con il cinema post-sessantottino, contrario alla middle class  americana. Non era più la bellezza oggettiva a coinvolgere, ma uomini, anche apparentemente brutti, come Dustin Hoffman o Woody Allen. Tutto inesorabilmente cambia; la digitalizzazione si è impossessata anche e soprattutto del cinema con l’utilizzo di stupefacenti effetti speciali che, pur avendo la capacità di lasciarci sempre più senza parola dal punto di vista scenico, hanno tolto molte volte quell’emozione che riuscivano a trasmetterci gli attori sulla scena solo con la loro estrema bravura.

 

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