Io sono uno a cui la musica piace ed in quanto a ciò, finisco ad ascoltarne sempre in continuazione. La radio sempre accesa in macchina e Spotify in tutte quelle circostanze in cui sono fuori casa. Proprio questo nuovo sistema mi ha fatto scoprire il fascino delle playlist: la cosa più simile ad un cd personalizzato che si possa trovare perché limitata ai nostri gusti e al numero di pezzi che ci vogliamo mettere.
Questi sono i pezzi più interessanti che ho scoperto ultimamente e che penso potrebbero essere tra i successi dell’inverno.
SIA – The Greatest
La prima da citare è sicuramente lei, la nuova regina discreta del pop. Il nuovo singolo di Sia si intitola “The Greatest” e nasce dalla collaborazione con Kendrick Lamar, rapper californiano praticamente onnipresente sulla scena musicale recente. La voce di Sia Kate Isobelle Furler è diventata inconfondibile per tutti da quando ha deciso di abbandonare la scena indie-psichedelica per dedicarsi alla musica “leggera”. Dal suo debutto pop in “Wild Ones” con Flo Rida, uno dei guru della musica statunitense, la cantautrice ha pubblicato solo singoli di successo (“Chandelier”, “Elastic Heart”, “Alive”). Negli ultimi anni in particolare, Sia sembra aver trovato la formula magica per trasformare ogni sua idea in una ballata ritmata (“Cheap Thrills” per dirne una), riuscendo sempre ad alzare l’asticella. Insomma, siamo davanti ad un esempio lampante di come a riempire le radio per tanto tempo siano anche artisti più che meritevoli. Il pezzo è uscito a inizio settembre negli USA ma in Italia è stato commercializzato solo da poche settimane, periodo che è bastato a fargli ricevere consensi a sufficenza da far pensare che sarà uno dei cosiddetti “tormentoni” dell’inverno.
Andy Grammer – Fresh eyes
Un altro brano che probabilmente (e meritatamente) comparirà in molte playlist nei prossimi mesi è “Fresh eyes” di Andy Grammer. Finora il cantante pop-folk non ha firmato grandi successi all’infuori di “Honey i’m good” con cui ha raggiunto un discreto successo nel 2014. L’unione di chitarra ben arrangiata e buona melodia lo rendono un buon lavoro, uno di quelli che dopo due ascolti risuona già nella testa. Unica pecca: il tempismo. Una canzone simile avrebbe probabilmente reso di più nel periodo estivo, magari dopo essere passato per le mani di un dj (Robin Shulz?) con un po’ di confidenza nel genere.
Alicia Keys – Blended Family (What you do for love)
Da un riff di chitarra all’altra, passiamo ad un’artista che ancora una volta rivoluziona il suo sound senza intaccarne la qualità. Alicia Keys è tornata da poco con il nuovo album “Here”. “Blended family (What you do for love)” è un esperimento riuscitissimo che unisce sonorità anni ’90 ad un groove che più soul non si può. La percezione che si ha quando a firmare i pezzi è una voce di questo calibro è che senza di quella, assisteremmo ad una canzone come un’altra. Davanti ad un timbro del genere però è più che lecito non farsele neanche certe domande e godersi la buona musica per quello che è.
Alessia Cara – Scars to your beautiful
Il quarto brano di cui parliamo è di un altro talento del soul, ma di 15 anni più giovane. “Scars to your beautiful” è il terzo singolo estratto da Know-It-All, primo ed acclamato album dell’italo-canadese Alessia Cara (abbreviazione di Caracciolo). Il pezzo è forse il meno radiofonico di quelli citati finora ma questa potrebbe non essere una determinante: anche i precedenti inediti Here e Wild things non hanno avuto molta fortuna in questo senso ma sono stati campioni di Spotify da un anno a questa parte. Stiamo comunque parlando di una scommessa musicale molto promettente ma senza nessuna vera esperienza di alto livello all’attivo: ai posteri…
Bonus track:
Ex-Otago – Quando sono con te
Più che voler inserire questo brano in questa mini-playlist, non mi sentivo di poterlo lasciare fuori. “Quando sono con te” è una bella scoperta per le orecchie e per l’umore; è uno di quei pezzi che dà l’idea di poter funzionare con qualsiasi tipo di arrangiamento. Anzi, mi verrebbe quasi da dire che funzionerebbe anche meglio senza l’atmosfera anni ’80 che lo pervade e che ultimamente alle band piace tanto (forse troppo).