Quante volte può essere capitato di riuscire a prendere sonno dopo aver ascoltato una melodia in particolare (sia che fosse metal, reggae, pop o musica classica)? Si parte dal postulato fondamentale che la stanchezza sia la stanchezza, l’ultima parola spetta sempre e comunque a lei. Ma quanto ci si porta della musica all’interno dei sogni che il nostro subconscio produce? È possibile architettare una playlist “della buonanotte”?
Che la musica abbia degli effetti benefici nel riposo notturno è stato ampiamente dimostrato, basti pensare allo studio che fu condotto nel 2006 dall’Institute of Behavioural Sciences di Budapest, che dimostrò come l’ascoltare melodie rilassanti prima di andare a dormire aiuti a ridurre i sintomi legati all’insonnia e favorisca un miglioramento nella qualità del riposo. Dunque quali sono gli ingredienti giusti per creare una playlist che possa farci addormentare con un pizzico di serenità in più? Probabilmente si dovrebbe fare riferimento al concetto che gli antichi avevano di musica: si dovrebbe pensare che essa sia il mezzo che ci porta vicini all’esprimere l’inesprimibile.
Ciò che davvero conta nello scegliere le canzoni prima di addormentarsi è il flusso di pensieri che si vuole seguire. Ci sono musiche che possono trasportare lontano, che possono far viaggiare, altre che rievocano ricordi: meglio rivivere qualcosa che ci lascia un sapore amaro in bocca, o qualcos’altro che ci faccia sentire sereni nello spegnere la luce e sprofondare nel buio della camera? Occorrerebbe una playlist fatta di belle sensazioni, come se ogni brano custodisse in sé una parte di qualcuno. Non importa il genere, importa quello che esso veicola: si dovrebbe parlare di “canzone simbolo”, o di canzone come “antidoto per i cattivi pensieri”.
La playlist della buonanotte è una questione di prospettive, non di tendenze. Sintonizzandosi con le proprie sensazioni, si riuscirà a creare quella che fa veramente per noi.