di Federico Lucrezi
È una piccola rivoluzione in tempi difficili quella che in questi giorni sta nascendo a Trieste.
Dal prossimo anno scolastico non sarà consentito l’accesso a scuole materne e asili nido in assenza della documentazione, da presentare contestualmente all’iscrizione, che certifichi l’avvenuta somministrazione dei quattro vaccini obbligatori.
Le nuove misure concluderanno l’iter burocratico a dicembre, quindi, dopo una prima fase in cui il provvedimento sarà reso pubblico e spiegato alle famiglie, seguirà la messa in atto del piano con l’apertura delle iscrizioni all’anno scolastico 2017/2018.
Non è altro che l’attuazione di ciò che la legge già prevede – fanno sapere dal comune – antitetanica, antidifterica, antiepatite virale B e antipoliomelitica non saranno più un optional a Trieste.
Già, perché anche se l’ordinamento vigente ne prevede l’obbligo, la copertura di questi quattro vaccini in Italia negli ultimi anni è drasticamente calata, scendendo sotto la soglia di sicurezza del 95% e aprendo a prospettive inquietanti anche per patologie tradizionalmente debellate. Il Friuli Venezia Giulia in particolare si attesta ad un’ingloriosa penultima posizione tra le regioni italiane.
Il nostro paese vive in questi anni una profonda regressione culturale dal punto di vista scientifico (ma non solo), ne abbiamo già parlato qui. Vedere all’alba del 2017 il rifiuto di quelle conoscenze e di quelle conquiste scientifiche raggiunte a fatica negli ultimi due secoli da parte di masse di ignoranti sempre più vaste è estremamente pericoloso per la salute di tutta la collettività, oltre che profondamente demotivante per tutti quelli che si adoperano quotidianamente per portare avanti giorno dopo giorno quel progresso.
Quanto avvenuto a Trieste è una vera e propria rivoluzione secondo Angela Brandi, assessore all’educazione.
E non si può che sottoscrivere.
Le istituzioni finalmente scendono in campo per tutelare la comunità tutta e in particolare i bambini, troppo spesso vittime innocenti della barbara ignoranza degli adulti.
La speranza è che Trieste non sia lasciata sola e che presto tanti altri comuni promuovano provvedimenti simili, ma soprattutto che non ci si fermi qui e queste misure possano superare classificazioni obsolete ed essere estese a tutti i vaccini disponibili.
Le istituzioni hanno il dovere di combattere l’ignoranza e le sue pericolose derive sociali.
Brava Trieste!