di Federico Lucrezi
Prendete Giulio Cesare, Alessandro Magno, Napoleone e Gengis Khan, quattro dei più grandi condottieri di sempre, gente che ha creato imperi e governato il mondo. Pensate cosa avrebbero potuto fare insieme, che regno gigantesco avrebbero potuto conquistare. Purtroppo o per fortuna però, per ragioni geografiche e temporali, l’unico incontro tra questi quattro personaggi può avvenire soltanto su un libro di storia.
Prendete ora Roger Waters, Paul McCartney, Bob Dylan, The Who, The Rolling Stones e Neil Young. Pensate di metterli sullo stesso palco per un paio di weekend e di organizzare uno degli eventi musicali più spettacolari di sempre. Questo invece si può fare!
Ed esattamente quello che si è inventato Paul Tollett, già fondatore del Coachella Valley Music and Arts Festival, realtà ormai affermata dell’estate californiana fin dai primi anni duemila, dando vita alla prima edizione del Desert Trip: un appuntamento con la storia del rock in una location davvero suggestiva.
Da una parte i biglietti del festival sono andati a ruba, dall’altra non è mancata qualche critica. Uno su tutti David Crosby, famoso per la militanza nei The Byrds negli anni ‘60 e per aver fatto parte a inizio ’70 di CSN&Y, supergruppo folk rock con Stephen Stills, Graham Nash e Neil Young, che nei giorni precedenti il festival aveva definito la kermesse una truffa, criticandone i prezzi e la location dispersiva e poco adatta a concerti di quella portata.
Nell’attesa crescente il festival si è preso di prepotenza lo scettro di evento più atteso dell’anno e finalmente venerdì 7 ottobre ha aperto i battenti per la prima serata del primo dei due weekend di concerti.
Il primo a calcare il palco è una vera leggenda della musica, il cantautore che ha influenzato gli artisti di tutto il mondo per oltre cinque decenni, insignito solo qualche giorno dopo del premio Nobel per la letteratura, mister Robert Allen Zimmerman, Bob Dylan.
Il menestrello del Minnesota, seduto al pianoforte, ha dato il via alla prima edizione del Desert Trip Festival con una splendida versione di Rainy Day Women #12 & 35.
Il set di sedici pezzi, privo delle grandi hit e con i consueti arrangiamenti molto distanti dagli originali, ha regalato ai fortunati presenti un Bob Dylan, settantacinque candeline per lui quest’anno, in grande spolvero; dopo tutti questi anni la sua armonica e la sua straordinaria abilità comunicativa non hanno perso smalto.
Via uno avanti l’altro. Ed è subito Rolling Stones.
Tutto un altro stile quello di Jagger e soci: set di venti pezzi con tanti classici e pezzi storici, ma c’è anche spazio per una sorpresa. Con Come Together è la prima volta che gli Stones suonano dal vivo un pezzo dei rivali di sempre e in qualche modo il Desert Trip Festival è già nella storia.
La seconda serata si apre con Neil Young: Il leggendario cantautore canadese dal vivo è una garanzia. Dopo aver calcato i palchi italiani quest’estate per quattro grandi concerti, anche a Indio, California, è grande spettacolo.
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In scaletta diciotto pezzi tra i più belli dell’immortale discografia del cantautore, che come sempre spazia tra pianoforte e chitarra, pezzi full band e canzoni in chiave più intimista con chitarra acustica e armonica.
Il secondo set di sabato 8 ottobre è di Paul McCartney.
L’ex Beatles ha suonato brani del quartetto di Liverpool alternati a pezzi degli Wings, la band fondata nel 71 con la moglie, e a canzoni della più recente carriera solista, tra cui FourFiveSeconds, scritta con Rihanna e Kanye West.
C’è spazio anche per tre brani suonati insieme a Neil Young nel set di Macca, che consegna agli archivi anche la seconda spettacolare serata del Festival più atteso dell’anno.
Domenica 9 ottobre ad aprire le danze dell’ultima serata di questo primo weekend sono gli Who, che meno di un mese fa infiammavano il Forum di Assago con un concerto memorabile.
Pete Townshend e Roger Daltrey, 72 e 71 anni, sono ancora degli animali da palco e accompagnati da musicisti eccezionali mettono in piedi un grande spettacolo anche al Desert Trip.
La scaletta, molto simile a quella apprezzata a Milano, ripercorre la cinquantennale carriera del gruppo: si parte con Can’t Explain e si chiude con una splendida Won’t Get Fooled Again. In mezzo la sezione da Quadrophenia (1973) con 5:15, I’m One, The Rock e Love, Reign O’er Me è energia pura con un Townshend in forma invidiabile.
A chiudere la prima parte del festival è infine Roger Waters.
Il bassista ex Pink Floyd ha proposto un set di 28 brani pescando nel repertorio della leggendaria band britannica. Waters non è nuovo a dure esternazioni di carattere politico e anche in questa occasione si è assicurato le pagine dei giornali di tutto il mondo attaccando il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump, definito un porco con tanto di maiale gonfiabile d’ordinanza lanciato sul pubblico durante l’esecuzione di Pigs.
Con i suoi 225000 spettatori solo nel primo weekend, il Desert Trip Festival è già entrato nella storia. A Indio, California, è andata in scena una delle più grandi celebrazioni rock degli ultimi anni con una line up stratosferica, gente che la storia l’ha scritta davvero.
E il toto-artisti per la line up della prossima edizione è già cominciato!
Images: copertina