Una risata vi seppellirà?

Ironia: freddezza, distacco, intelligenza, autocontrollo.

L’ironico non si lascia travolgere dalle passioni, dall’impeto, mantiene la calma e osserva il mondo dal suo piedistallo. L’ironico non ride, arriccia le labbra inarcando il sopracciglio. L’ironico indossa camicie a quadri e maglioni beige, l’ironico non usa cravatte. L’ironico non parcheggia in doppia fila, ascolta musica classica e legge Diabolik. L’ironico parla in maniera ricercata, si prende gioco di tutti mantenendo un tono aulico e raffinato con una concinnitas quasi ciceroniana, l’ironico preferisce il panettone al pandoro.

L’ironia è inglese e non spagnola, è gotica e non barocca, è attacco e non difesa. L’ironia non è rock né pop, è jazz. L’ironia è cielo e non terra, è occhi e non bocca. È tutto un gioco di sguardi, l’ironia. L’ironia è matita e non pennarello, è libro e non computer. L’ironico non sa amare ma è un amante straordinario. È mancino e non destrorso, odia lo sport e Michael Bublé, preferisce i gatti ai cani, indossa gli occhiali e non le lenti.

L’ironico è stitico.

L’ironico non sopporta gli americani, le strade larghe e le guide turistiche. L’ironico non tollera la neve, non indossa mocassini e non cucina. L’ironico predilige la cioccolata fondente, siede sulla poltrona e non sul divano. L’ironico beve solo vino rosso, si considera un incompreso e si crogiola nell’incapacità che gli altri hanno di comprenderlo. L’ironico non concepisce l’esistenza delle pantofole, non dorme in pigiama. Anzi, non dorme. L’ironia è un vestito pomposo, è una bocca rifatta, è il carbone nella calza della befana. L’ironia è l’espressione che i bambini fanno quando devono prendere uno sciroppo che proprio non gli piace. L’ironia è carta e non plastica. E’ nero e non bianco. E’ nero su bianco. E’ il centesimo incastrato in un sampietrino, è una forza incalzante, fastidiosa che si trova intrappolata nella mente dell’ironico e che non si dà pace finché non riesce a liberarsi. Non si libera mai, l’ironia. E neanche l’ironico, si libera: l’ironia è per lui un dovere, non può farne a meno. E allo stesso tempo, se ne compiace: l’ironia l’ha scelto tra tanti e questo lo rende orgoglioso. È un circolo vizioso, non se ne esce.

 

L’ironia, quella vera, autentica, di razza pura, è cattiva, graffiante, tagliente. L’ironico strizza gli occhi, usa occhiali rotondi e penne stilografiche. Colleziona monete, non guarda la televisione, ascolta distrattamente la radio mentre fuma il sigaro. L’ironico è antipatico, astioso, scomodo. L’ironico non soffre: sopporta. Consapevole dei problemi della vita, lascia che scorrano senza preoccuparsene. L’ironico crea attorno a sé un’atmosfera di timore e insicurezza. Guarda tutti dall’alto in basso, pronto a colpire chiunque con la sua arma dolorosa e appuntita. L’ironico non fa prigionieri. Stupidi, intelligenti, perspicaci e sciocchi cadono tutti vittima delle sue parole pronunciate con una flemma insaporita da una punta di sadismo. Perché l’ironico è flemmatico. Non alza la voce e non gesticola. Gioca a scacchi e scrive canzoni. L’ironico ha una conoscenza profonda della propria lingua madre che utilizza in maniera pomposa e arzigogolata ma allo stesso tempo sintetica. L’ironico riduce all’osso, in ogni ambito: frasi, dialoghi, rapporti sociali diventano semplici muse nelle mani di una mente sadica, fastidiosamente rutilante, forse troppo brillante.

 

L’ironico ha il naso aquilino e le labbra sottili. I denti piccoli, le dita lunghe e nodose, una  fossetta sulla guancia destra. Ha un profumo che ricorda il color verde bottiglia, le unghie rotonde e il colorito olivastro. L’ironico beve caffè amaro e fuma tabacco.

 

L’ironico è colto. Ironia chiama cultura. L’ironico non può essere ignorante, la sua indole naturale gli impone di conoscere, conoscere, conoscere per ridicolizzare. L’ironia è la chiave che cade nel tombino, è quell’unica goccia d’acqua che scende dal soffitto e che lentamente, attimo dopo attimo, allaga l’intero pavimento.

 

Una buccia di banana non è ironia, è riso. Ironia e riso, apparentemente così simili, sono in realtà eterni rivali. Il riso respira, sente, è vivo, è figlio del sentimento, è una reazione che nasce dalla pancia, dal cuore, dalla carne. L’ironia è orfana, non è figlia di nessuno.  Genera se stessa, continuamente, incessantemente, spontaneamente. L’ironia deride il riso. Lo disprezza, ne è disgustata. Il riso è giallo, arancio, un arancio carico e pieno di rotondità. L’ironia è incolore e spigolosa. Cercando di visualizzarla, assume sfumature di blu, verde, nero, grigio, eccola, profuma d’autunno, ma poi si perde. Fa capolino, poi scompare, riappare, si nasconde. L’ironico ha imparato a gestirla ma non la controlla fino in fondo, rimane comunque una marionetta costretta a indossare camicie a quadri e maglioni beige. E l’ironia è un burattinaio sadico e crudele, che muove ognuno di noi come meglio crede, ironici compresi.

 

L’ironia, e con questo concludiamo, ha una sorella buona: l’autoironia. La regina bianca dei rapporti umani, quella che ha cercato di edulcorare la sorella cattiva anteponendole un prefisso diplomatico –autoreferenziato, assolutamente-, ma quantomeno democratico. Il che è ammirevole. L’ironia, però, vince in toto. Perché l’autoironia è umana, palpabile, piena di debolezze e quindi poco accattivante. L’ironia, invece, è di ghiaccio. È questo è terribilmente affascinante, magnetico. Una regina nera, fatta di ghiaccio, priva di qualsiasi sensibilità, che media i rapporti umani comportandosi come una potentissima arma di distruzione di massa, in una danza di vittime e carnefici dove lei, la scomoda, pericolosa e cattivissima Ironia risulta essere l’unica vincitrice. Un burattinaio sadico che muove le proprie marionette e che si prende gioco di tutti noi. Una dittatrice sui generis, ma pur sempre autorevole e inquietante. Nonostante questo, però, l’ironia è oggi l’unico vero sintomo di una mente brillante, attenta, sveglia e intelligente. E l’ironico, succube del suo burattinaio, non può far altro che assorbire queste qualità e renderle parte della propria indole. Ecco che quindi, grazie all’ironia, sarà sempre brillante, attento, sveglio e intelligente.

 

E su questo non c’è ombra di dubbio.

 

credits

 

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