– La “Venere in pelliccia” è una bellissima storia d’amore, è un vero romanzo, uno dei grandi testi della letteratura mondiale!
– Ah sì? Beh per me è un porno. E il sadomasochismo so che cos’è: lavoro in teatro!
– Ecco. Il termine “masochismo” viene da Sacher-Masoch e da questo libro.
– Ah! Masochismo-Masoch! Ma certo ci sarei dovuta arrivare! Perciò questo tipo ha dato il suo nome al sadomaso… forte!
– Non era sua intenzione.
– Beh, vorrei vedere. Credeva di aver scritto un bel romanzo e tutti hanno detto che era porno.
Una sola scena è la sfida di Venere in pelliccia: un film che tiri un’ora e mezza su un’unica scena, retta da due personaggi chiusi nello spazio della platea e del palcoscenico di un teatro. Dal romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch (1870) all’adattamento per Broadway di David Ives (2010), nel 2013 è Roman Polański il grande nome della regia, che però non è valso a far salire il termometro di pubblico oltre il milione e duecento mila di incassi in Italia. La produzione sta di casa in Francia così come il cast, limitato a due attori che difficilmente verrebbero riconosciuti per strada fuori dai confini nazionali: Emmanuelle Seigner è la moglie di Polański, con cui collaborò già in Frantic, e Mathieu Amalric ha interpretato il principale antagonista di James Bond in Quantum of Solace e il maggiordomo in bianco Serge X di Grand Budapest Hotel.
A Parigi è una giornata buia e tempestosa e il borioso regista Thomas Novacheck è il solo rimasto in teatro dopo il termine delle audizioni per Venere in pelliccia, piéce di cui Thomas è anche l’adattatore dal romanzo omonimo: la ricerca della protagonista, Vanda, è stata un totale fallimento ma un’ultima attrice in grave ritardo irrompe chiassosamente nella platea. La donna risponde proprio al nome di Vanda, Vanda Jourdain: si presenta ignorante, superficiale e volgare e con l’esasperazione vince le resistenze di Thomas a provinarla. È allo scoccare del primo quarto d’ora di film che l’audizione ha inizio ma, dalla prima battuta recitata, Vanda subisce una totale rivoluzione, svelando di sapere molto di più rispetto a quello che aveva dato ad intendere. Ora affascinato ora preoccupato dalla misteriosa donna, Thomas viene annebbiato dalla seduzione dell’attrice e da lei trascinato in una dimensione surreale, dove i confini tra il momento presente e l’opera rappresentata diventano sempre più vaghi.
Il gioco al massacro è un divertimento cui Polański non riesce a fare a meno, anzi ne vuole sempre di più. La macchina è la stessa di Carnage (2011), più noto perchè contava sul quartetto Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster e John C. Reilly ma il meccanismo diventa più contorto, perchè basato su una sola scena, e gli ingranaggi di fronte alla telecamera, pur dimezzati, funzionano a meraviglia: Emmanuelle Seigner illumina il suo volto di mille luci diverse a seconda dei mille personaggi che veste e più gli occhi eternamente stralunati di Mathieu Amalric spengono la loro lucidità, più il protagonista scivola fuori dalla realtà.
La lotta dei sessi è il tema cui spesso si riduce la discussione di Venere in pelliccia ma non è il fondamentale: la questione del dominio di una persona sull’altra viene estesa fino al conflitto dell’uomo con il destino (o meglio, Dio) riguardo al potere di controllo sulla propria vita. La soluzione conclusiva è il teatro a darla, in particolare il teatro delle origini: ma che uno sia più o meno appassionato di pièce dell’antica Grecia, il finale giungerà comunque inaspettato.
Credits: movieplayer.com
Fonti: http://www.mymovies.it/film/2013/venusinfur/
http://www.mymovies.it/biografia/?r=2798
http://www.traccedistudio.it/2655/polanski-venere-in-pelliccia.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Venus_in_Furs#/media/File:Titian_-_Venus_with_a_Mirror