Ho sceso dandoti il braccio é una poesia di Eugenio Montale appartenente alla raccolta Satura, precisamente alla seconda serie di liriche, Xenia, pubblicata nel 1971.
Il componimento è dedicato alla moglie dell’autore, Drusilla Tanzi (morta nel 1963), compagna di una vita del poeta e soprannominata, pare dalla Gerti Frankl cui si allude ne “Il carnevale di Gerti”, “Mosca”, a causa della forte miopia e della necessità della donna di portare occhiali molto spessi. Montale e Drusilla Tanzi si sposeranno solo nell’aprile del 1963, pochi mesi prima della morte della donna per le conseguenze di una caduta che le causò la rottura del femore.
Lo stile della poesia usa un linguaggio colloquiale, Montale ricorda la sua vita coniugale, allegoricamente simbolizzata dalla discesa delle scale e dal viaggio dell’esistenza, che, sebbene sia stato lungo, al poeta appare breve, impressione colta dall’ossimoro al verso 3. Il poeta avverte con drammaticità l’assenza della moglie nella sua vita: “non ci sei è il vuoto ad ogni gradino” (v. 2). Dal punto di vista retorico l’anafora ai versi 1 e 8 (“ho sceso”) evidenzia proprio la ripetitività e l’importanza che assume quest’azione.
Le piccole azioni quotidiane, “le coincidenze, le prenotazioni, | le trappole, gli scorni […]” (vv. 5-6) sembrano ormai del tutto inutili, perché fanno parte di un realtà superficiale; quella più profonda non tutti riescono a coglierla. Proprio la moglie di Montale riusciva ad accorgersi di questa profondità, paradossalmente proprio grazie alla sua quasi totale cecità: “sapevo che di noi due | le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, | erano le tue” (vv. 9-11).
Ciò evidenzia il ruolo di Drusilla Tanzi e il rilievo che la sua assenza ha nella vita del poeta. Montale mette in luce l’aiuto reciproco che si davano: la donna, solo apparentemente debole e bisognosa di sostegno, mostrandogli la profondità della realtà, il poeta sostenendola e aiutandola a scendere le scale.
In questa poesia Montale parla della vita trascorsa con la moglie e, sofferente, afferma di sentirsi solo.
Egli paragona la sua vita coniugale a un lungo viaggio percorso con il sostegno di questa donna, poco appariscente ma dotata di grande intelligenza e comprensione, che era riuscita, a modo suo, a guardare al di là di quella “muraglia” di fronte alla quale lui si era fermato. Ella infatti, pur essendo ipovedente, riusciva a capire la realtà più degli altri, a intuirne il senso profondo e il poeta, anche se non aveva mai appreso questa capacità, finiva per beneficiare del suo equilibrio.
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