Il popolo del web: giudice, giuria e carnefice

Di Francesco Antoniozzi

Stuolo di commenti, per la maggior parte critici, quasi malvagi, per un fatto riportato dalla maggior parte delle testate.
Lo scenario è il seguente: si parla dell’investimento stradale di un poliziotto da parte di un giovane marocchino indagato per spaccio di stupefacenti. Il popolo di Facebook in pochi minuti si scatena, accusando il neo-eletto sindaco milanese di non proteggere i propri cittadini, incitando il mondo alla giustizia sommaria, chiedendo a gran voce la pena di morte e parlando persino di uno pseudo-movimento anti immigrazione che minaccia di fare incursioni armate nei campi profughi. Inutile dire che esprimere un parere discordante, se non contrario, con i giustizieri del web significa quasi sempre infilare la testa in qualche vespaio e ricevere minacce virtuali non indifferenti da perfetti sconosciuti.

tumblr_static_tumblr_static_59xn259e2ggswckcs4gcogw48_640Non più di un giorno dopo si presenta uno scenario analogo, ma il perpetratore dell’investimento è un pensionato italiano che non si ferma allo stop, colpendo una carrozzina, senza conseguenze. Nuovamente al comando del parere virtuale, la folla del web accusa la madre col passeggino (straniera) di essere una irresponsabile e abituata ad un “paese povero, dove non esistono macchine” e scagiona brevi manu il conducente del mezzo.

Questi sono solo due delle decine e decine di episodi cui si assiste quotidianamente. Persone apparentemente normali, che per strada tirano dritto con chiunque, capaci di diventare dei DareDevil digitali standosene comodi su una sedia in camera o sul divano.

carlos-guitterrez-caught-in-a-web-of-violenceLa varietà della giustizia non si ferma certo qui: inoltrandoci nel mondo della cronaca internazionale è possibile trovare elementi che urlano al voto repubblicano in America pur vivendo in Italia (un fenomeno che si fatica a classificare) per fermare una fantomatica ondata di criminalità ben al di fuori della nostra portata e all’annientamento atomico di intere nazioni ritenute “antidemocratiche”.

Ultimo, ma non per importanza, il tanto chiacchierato Referendum Costituzionale previsto per i primi di Dicembre 2016. Nonostante le televisioni e i siti espongano chiaramente le ragioni del voto e i possibili mutamenti che verranno applicati in caso di vittoria del Sì, il novanta per cento della popolazione sembra associarlo ad un voto generico senza radici: si parla quindi di votare No per mandare a casa i politici, per fermare l’immigrazione, per introdurre la pena di morte e persino per ottenere l’uso delle armi come negli Stati Uniti.

Tutto l’opposto di quello che dovrebbe accadere.

La causa è da ricercare nella diffusa ignoranza di ritorno generata da più elementi, nel senso di libertà che alcune persone trovano nel gettare fango contro qualunque cosa come valvola di sfogo. Spesso poi non si riesce a costruire così che il sistema dei social network diventa il sistema antisociale per eccellenza.

Fonti: MilanoToday
Immagini: Gutierrez (caught in a Web), Google, Tumblr

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