“Il nostro tempo è passato, lo chiamano Progresso” -Capo Big Bear
Uscito nel 2013 e diretto da Gore Verbinski, “The Lone Ranger“ è la trasposizione cinematografica definitiva dell’omonimo personaggio noto come “Il Cavaliere Solitario” (o appunto Lone Ranger), creato per le serie televisive tra il 1949 e il 1957. Questa pellicola ricostruisce le vicende che portarono alla nascita della leggenda.
Siamo nel 1869, nelle aride pianure texane: il progresso sta velocemente rimpiazzando i territori indiani con colonie e ferrovie di acciaio che permettono di unire da parte a parte l’intero continente nordamericano. Il giovane John Reid (Armie Hammer), appena promosso a procuratore distrettuale, sta per raggiungere la frontiera in treno, quando rimane suo malgrado coinvolto nel tentativo di evasione del criminale spietato noto come Butch Cavendish (William Fichtner). Una volta catturato da Butch e dai membri della sua banda, John viene chiuso nel vagone-prigione con un indiano comanche eccentrico chiamato Tonto (Johnny Depp), con il quale riesce miracolosamente a fuggire dal treno ormai fuori controllo.
Intenzionato più che mai ad aiutare suo fratello Dan Reid (James Badge Dale) a catturare Butch e la sua banda, John acconsente a diventare un Texas Ranger ed inseguire i criminali nei canyon. A seguito di un’imboscata a cui sopravvive solo John, Tonto si occupa di curargli le ferite e di farlo diventare uno “Spirito errante” mascherato, che non può essere ucciso e darà la caccia ai suoi nemici fin quando non sarà fatta giustizia.
Questa è, in sostanza, la trama fondamentale del film. Cosa più importante, si tratta di una storia romanzata ambientata in un periodo storico di grandissimi cambiamenti nelle colonie americane. L’avvento delle ferrovie, in primo luogo, causò grandissimi attriti con le popolazioni dei nativi americani, che si vedevano sempre più confinati lontano dai propri territori. Inoltre, la scoperta di ricchissime miniere di argento puro portò i cercatori a sfruttare maggiormente quelle terre per ricavarne il metallo prezioso con cui fare fortuna all’ovest.
E’ in questo panorama di sfruttamento e corruzione che hanno luogo le vicende del neo-eroe Lone Ranger, accompagnato da un irresistibile Tonto-Johnny Depp, che con la sua comicità leggera riesce a smorzare la maggior parte dei momenti morti della pellicola. Insomma, metà del film va attribuita a Depp, l’altra ad una profonda visione del vecchio West sotto i suoi aspetti più bui: la criminalità, la fine dei nativi, l’avidità dei cercatori e la corruzione portata dal progresso.
Verbinski cerca in ogni modo di divertire il suo pubblico, alternando la comicità a momenti di profonda riflessione. Di fatto, ha ricostruito in poco più di due ore, tutto il periodo storico di transizione dalle diligenze alle locomotive sottolineando i suoi aspetti peggiori.
La critica non è stata gentile con quella pellicola. Il New York Times ha definito il regista “un incoerente tremendo” per via del suo alternarsi in questi due mood. Più gentili i quotidiani nostrani; Acerbi, scrivendo per il Giornale, lo definisce un film “con un buon cast, una storia frizzante e una scenografia da oscar”. E’ come se noi, a cui questo personaggio era sostanzialmente sconosciuto, avessimo trovato quello che gli americani cercavano in questo film: la verità su un periodo storico non esattamente piacevole.
Fonti: Wikipedia, IMDb, Cineblog.it
Immagini: Google.