No, non è un caso. Non è un caso che la copertina del nuovo album dei Bon Iver sia intrisa di simboli apparentemente senza senso. Non è un caso che gli stessi simboli rendano quasi illeggibili i titoli di ogni pezzo e non è un caso anche che il nome del disco, quello che a primo impatto dovrebbe trasmetterne il messaggio centrale, sia altrettanto criptico. “22, A Million” è uscito il 30 settembre di quest’anno, dura solo mezz’ora ed è già uno dei più grandi enigmi musicali del nostro tempo.
Partiamo dal titolo, appunto. La stessa band, all’uscita dell’album, da’ una spiegazione che lascia intravedere i contorni della cornice surreale che racchiude tutti e dieci i brani. Il 22 rappresenta Justin Vernon, frontman della band e di fatto genio ideatore di tutti e tre gli album finora pubblicati; per dirla come la dice lui è “l’indicatore stradale, il numero di maglia, il saldo del conto”. A Million invece è l’esterno, l’ignoto, “il milione di persone che non incontrerò mai”.
Il frontman della band ci porta all’interno del viaggio interiore che, tra insicurezze ed improvvise risalite, lo divide e lo fa soffrire. Ciascuno dei titoli dei pezzi è un calderone di simboli che si trasforma in indizi, più o meno velati, ascoltandone il contenuto. 715 – CRΣΣKS nasce da un forte attacco d’ansia che Vernon ha vissuto durante un viaggio solitario su un’isola greca: è l’emblema dell’esposizione sentimentale cercata dal cantante e che in questo disco si unisce a una sperimentazione musicale intensa e riuscitissima.
L’indistinto diventa ironia in 22 (OVER S∞∞N) in cui è continuamente ripetuta la strofa “It might be over soon”, mantra del cantante durante il periodo di depressione che ha attraversato negli ultimi anni. I numeri come impressioni che sono diventati pensieri e poi ossessioni; le idee che si sono fatte parole nel modo sbagliato.
Quello che distingue questo autore da tutti gli altri è proprio la voglia di bypassare il filtro che edulcora gli istinti prima che raggiungano il foglio: la sua mano scrive quello che arriva, come arriva.
Vernon sa che cosa c’è nella sua testa e lo racconta lasciando che sia la musica a seguire le sensazioni e non il contrario, come troppo spesso fa chi compone senza sentire l’impegno di essere innovativo. La costruzione delle frasi, talvolta ingarbugliata e sintatticamente sbagliata, mischia l’inconscio ad atmosfere fenomenali. Il risultato è una manciata di pezzi in cui sbucano suoni sovrapposti, pezzi di frasi e stralci di altre canzoni inserite qua e là in una tonalità diversa dall’originale, rivoltate, interrotte a metà: un vero e proprio flusso di pensieri.
Sicuramente a prima vista la simbologia è la protagonista di questo album, ma non fatevi spaventare: la forza degli arrangiamenti e l’unicità dei suoni valgono davvero almeno un ascolto. Quindi, se quello che (comprensibilmente) vi manca è la voglia di sondare i tratti più nascosti della personalità dei Bon Iver, lasciatevi semplicemente trasportare dalla musica.
Non ve ne pentirete.
Di seguito la lista delle tracce di “22, A Million”:
- 22 (OVER S∞∞N) – 2:48
- 10 d E A T h b R E a s T ⚄ ⚄ – 2:24
- 715 – CRΣΣKS – 2:12
- 33 “GOD” – 3:33
- 29 #Strafford APTS – 4:05
- 666 ʇ – 4:12
- 21 M♢♢N WATER – 3:08
- 8 (circle) – 5:09 (
- ____45_____ – 2:46
- 00000 Million – 3:53