Chi di noi ha guardato il cartone animato Fantasia della Walt Disney? Chi non si è spaventato all’improvviso apparire dello stregone ne “Topolino – L’apprendista stregone” con quel ritornello quasi angosciante ritmato sui passi delle minacciose scope? Chi non si è spaventato all’entrata dello stregone con le note acute della “Sagra di Primavera” di Stravinskij in sottofondo?
Se è vero che nessuno di noi si è premurato di cercare chi fosse l’autore di quel brano, almeno ai tempi della tenerà eta – sarebbe raro il contrario – ci è però entrato in orecchio, portandoci a conoscere musica che difficilmente oggi cercheremmo su Youtube. Perché Fantasia, benché vecchio di ben 76 anni e prodotto da Walt Disney in persona (link all’articolo su Dicerie e co su Walt Disney), può essere un modello per la trasmissione di cultura musicale alle giovani generazioni?
Qualità della musica e semplicità della storia
Se cerchiamo banalmente su Youtube la colonna sonora, noteremo un coacervo di capolavori della musica classica, da Stravinskij alla sinfonia n.6 “Pastorale” di Beethoven, dalle suite dello Schiaccianoci di Tchaikovskij, alla celeberrima toccata e fuga in re minore di Bach. Anche il sequel di Fantasia, Fantasia 2000, contiene brani musicalmente affatto banali come un brano dal Concerto per pianoforte n.2 di Dmitri Shostakovich o “Pomp and circumstance” di Edward Elgar. La vera forza di questo risiede nell’abbinamento musica-storia. La prima dev’essere orecchiabile ma non banale, in grado di coinvolgere anche allacciandosi a storie ben conosciute (Paperino e l’Arca di Noè) o personaggi ben presenti al pubblico (Topolino l’apprendista stregone). L’oculata scelta della combinazione musica storia dipende anche da un fattore decisivo: l’assenza di dialoghi. Fantasia è un tipo di cinema muto.
Funzione evasiva della musica
Il binomio musica-cinema muto porta inevitabilmente lo spettatore a concentrarsi maggiormente sulle azioni e sulla musica di sfondo. Tanto meglio se questa musica riesce ad accompagnare storie che hanno qualcosa da dire a livello morale ma immediate e fruibili sia da un pubblico di bambini, sia un pubblico di adulti. Non si può negare che la componente evasiva (dallo sci-fi, science fiction alle saghe di Harry Potter, Trono di Spade e Signore degli anelli) della narrazione della produzione letteraria contemporanea non abbia avuto riscontro nei gusti popolari.
Non che però questa componente evasiva annichilisca le riflessioni morali dei sopracitati generi letterari, anzi. Così, anche nella produzione fiabesca della Walt Disney, i riferimenti alla realtà esistono e rendono l’atmosfera quel tanto evasiva dallo stress quotidiano per gli adulti e idillica figurazione di un mondo di principi ideali, per i bambini. Riuscite a immaginare Nemo e la sua allegra compagnia acquatica sguazzare con il sottofondo delle Musiche sull’acqua di Händel? O Olaf, Elsa e Sven muoversi nel gelo di Frozen al ritmo dell’Inverno di Vivaldi?
Modello per una educazione musicale e non solo
“Maledetta Disney”, spesso si sentie dire, “ci ha formato ad un mondo utopico come i suoi cartoni”. I cartoni non sono certo la realtà, ma se dopo un’ora/un’ora e mezza di visione, noi ne usciamo dopo aver riflettuto (adulti) o recepito (bambini), il contenuto di storie fondate su valori positivi in grado di guidare il nostro comportamento in maniera sana e senza imbrigliarlo in una camicia di forza, è un male questo? Aggiungiamo: potrebbe giovarne anche la nostra cultura musicale? Potremmo trovarci ad ascoltare per caso Stravinsky o Gershwin, non esattamente i nomi che i non addetti ai lavori cercherebbero su Youtube? Può essere questo modello Fantasia futuro per i più piccoli attraverso cui educarsi alla musica, partendo anche da storie positive che parlano, oltre che agli occhi e alle orecchie, anche al cuore?