di Sara Lazzari
L’immagine che noi occidentali abbiamo oggi del Giappone è molto diversa da quella dei giardini e dei templi eremitici in cui regna solo pace e tranquillità. Sicuramente nel nostro immaginario appaiono subito gli alberi di ciliegio e i laghi ricchi di fiori di loto, ma bisogna tener conto anche della velocità con cui il Paese (ormai da decenni) cavalca l’onda della tecnologia e della competizione internazionale. Quest’ansia di emergere non appare solo nell’ambiente di mercato, ma si riflette anche sull’atteggiamento individuale che spinge a voler primeggiare sull’altro.
Un piccolo spazio che sembra riportare la stasi e la silenziosa magia del passato è quello delle biblioteche bunko. Nel 1950, con la fine del secondo conflitto mondiale, si cercò di rimettere in piedi la cultura del Paese, puntando sull’apertura di nuove biblioteche pubbliche. In aiuto a queste sorsero anche le biblioteche bunko, centri privati gestiti per lo più da volontari, che trovano spazio in case, templi, chiese e supermercati. Una sorta di tana in cui rifugiarsi quando si è stanchi del rumore, del traffico e del caos della quotidianità.
Sono spazi che aprono e chiudono con molta facilità, dato che non bisogna avvertire nessun ente pubblico, ed è per questo che non si può affermare con esattezza quante siano sul territorio. Ciò non deve far pensare a delle associazioni clandestine, dimenticate e discriminate; le bunko vengono spesso sovvenzionate dalle autorità locali con donazioni di libri e materiale.
Se inizialmente esse si rivolgevano, come le normali biblioteche, ad un pubblico vario accontentando tutti i gusti, ultimamente i volontari stanno creando delle apposite sezioni per i giovani. In Giappone l’interesse per le politiche rivolte alla lettura dei più piccoli è molto recente, e solo in quest’ultima decina di anni essi iniziano a non venire più trattati come degli adulti, ma si lascia spazio alla loro spensieratezza e libertà di espressione.
Spesso madri di famiglia decidono di ospitare i bimbi del vicinato nelle loro case piccolissime, ritagliando uno spazio adibito alla lettura. Si gusta una buona merenda, si ascoltano e si leggono fiabe: per una volta nessuno stress che riguardi il rendimento scolastico, compiti e voti. Si viene solo per leggere senza essere valutati.
Grazie a questi luoghi di aggregazione, i ragazzi riescono a trovarsi a loro agio e stringere amicizia, cosa che risulta molto difficile tra gli adolescenti e i piccoli, bombardati di doveri e impegni. Si apprezza finalmente il piacere di leggere non perché si DEVE fare, ma perché è ciò di più semplice, naturale e istintivo al mondo. Di un mondo che, dalla loro ottica, purtroppo è sempre più meccanico, schematico e costruito.
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