Oggi considerato uno degli strumenti per eccellenza, il pianoforte è in realtà un’invenzione relativamente recente. Prima di lui, lo strumento principe delle orchestre era il clavicembalo, costruito per la prima volta intorno al 1400, molto simile da suonare ed esteticamente ma con profonde differenze sonore e tecniche.
Il suonatore di clavicembalo, facendo pressione sul tasto, aziona un piccolo plettro, chiamato salterello, che pizzica la corda della nota corrispondente. Il suono derivato viene amplificato dalla cassa di risonanza e risulta molto pulito e metallico –un incrocio tra chitarra e arpa- ma difficilmente regolabile in intensità: la maggiore pressione esercitata sul tasto è poco influente sull’intensità del suono finale.
Proprio questo suo difetto portò alla ricerca di uno strumento con le stesse possibilità espressive di canto e accompagnamento suonati dal medesimo musicista, ma che fosse più flessibile, e nel 1711 Bartolomeo Cristofori costruì il primo fortepiano –diretto antenato del pianoforte-, inizialmente chiamato grave cembalo col piano e forte. Lo stesso nome scelto per lo strumento sottolineava il pregio grazie al quale “si viene a sentire non solo il piano, e il forte, ma la degradazione, e diversità della voce, quale sarebbe in un violoncello”, come lo descrive Scipione Maffei in un articolo del «Giornale de’ letterati» nel 1721.Cristofori sostituì i salterelli con martelletti rivestiti di panno che percuotono le corde con forza direttamente proporzionale a quella esercitata dal pianista sui tasti. Rispetto al pianoforte moderno, però, era costruito quasi esclusivamente in legno, perciò ha una timbrica differente e una tensione inferiore delle corde. Per queste poche differenze, relative principalmente ad un progresso della costruzione, non vengono considerati due strumenti differenti, ma l’evoluzione tecnica di un unico strumento.
Con la maggiore diffusione, lo strumento fu studiato ed elaborato per renderlo più preciso ed efficiente, così divenne lo strumento che conosciamo oggi come pianoforte. Il fortepiano, invece, fu presto trascurato, ma tornò in uso durante il ‘900, quando i filologi della musica cominciarono a riprodurre le opere con gli strumenti realmente utilizzati dai compositori e non le loro evoluzioni moderne.
Dalla corte di Ferdinando II de Medici, dove era al servizio Cristofori, il fortepiano si diffuse molto lentamente, ma le sue potenzialità furono riconosciute dai maggiori compositori del tempo –tra cui Mozart, Haydn, Beethoven e Chopin- che lo resero protagonista di tutto l’Ottocento romantico, fino a farlo diventare uno strumento essenziale per ogni orchestra.
Fonti
Rosanna P. Castello, Esperienze sonore, volume A, Minerva Italica, 1997;
Claudia Galli, Percorsi di musica nel tempo, volume 2, Poseidonia, 2006;