E si ruppe il cristallo in frantumi iridescenti
il giorno che il sole batteva più forte
e la luce correva e vivevano
solo di luce colorata le reliquie
reduci dal volo del vaso
si rifrangevano sulla parete
sparivano schizzavano
mutavano di forma
perché la luce era tanta
e i fianchi fragili e il collo esile
perché la sinuosità era interrotta
e i fotoni fluivano in arabeschi
perché la trasparenza era leggera
e il grembo rotondo non si scalfiva
— perché vaso e non altro da me —
smeraldo intravisto diamante promesso
quarzo rosato zaffiro forse sfiorato e che altro
se la luce è calata sull’illusione madreperlacea
se la penombra tradisce il vetro e la polvere
e un’ombra cinese, un vaso.
Dal sole emissari corpuscolari
seducevano cristalli danzando,
ci fu davvero quel tempo?
Crediti immagine: http://cmapspublic3.ihmc.us/rid=1JG1BQ6DZ-1BG84JH-QMB/DUE.jpg