CON CUORE PURO
Non ho padre né madre,
non ho patria né Dio,
non ho culla o sepolcro,
non ho baci né amante.
Da tre giorni non mangio,
non tocco cibo alcuno:
vent’anni la mia forza,
i vent’anni li vendo.
Se nessuno li vuole,
se li prenda il demonio.
Rubo serenamente,
se occorre, ucciderò.
Che mi impicchino e coprano
di terra benedetta:
nascerà, dal superbo
mio cuore, erba di morte
– Attila József (traduzione a cura di Umberto Albini)
Attila Jòzsef era figlio di una semplice contadina dalle mani spesse e dure per il troppo lavoro e di un operaio rumeno, che però abbandonerà la famiglia e il piccolo Attila a soli tre anni. A conseguenza di ciò, i servizi sociali affidarono il bambino ad una coppia affinché lavorasse nella loro fattoria. Questo contribuì a rendere la sua infanzia talmente infelice da indurlo a fuggire in cerca della madre.
Quando ella morì, il cognato si prese cura di lui pagandone gli studi prima in una scuola superiore e successivamente all’università di Seghedino, dove però venne espulso per via di una poesia provocatoria da lui scritta. Da quel momento cercò di mantenersi con i pochi guadagni derivanti dalla pubblicazione delle sue opere. Fece il venditore di acqua nei cinema, costruì girandole di carta, fu uno scheletrico strillone di giornali, si diede addirittura alla carriera marittima nelle vesti di mozzo e non dimentichiamo il suo periodo da lugubre postino. Egli non dimenticò mai ciò per cui era venuto al mondo: scrivere poesie. Nonostante le innumerevoli lettere di sfratto e i giorni a patire la fame, non abbandonò mai la sua passione: la scrittura. Utilizzava mani, fogli, voce per gridare la propria frustrazione, la propria precaria condizione, per fronteggiare battaglie e ingiustizie sociali. Scriveva che solo sulle spalle dei poveri risiede il mondo e non aveva paura di urlarlo a gran voce, nonostante le critiche che ricevette e che riceve tuttora.
In migliaia a maggio di quest’anno si sono ritrovati per difendere la statua in piazza del parlamento a Budapest. Infatti il governo conservatore e populista di Viktor Orbàn, per riportare la piazza all’antico assetto fascista, ha cercato di rimuovere la statua del poeta, che poco si intona agli ideali fascisti. Attila Jòzsef continua a vivere con i suoi straordinari e taglienti versi in chiunque abbia ancora qualcosa per cui lottare.
4 commenti su ““Resiste al duro presente chi sente di avere per se’ l’avvenire””
Grazie per aver ricordato questo immenso poeta. Un saluto da Budapest, laura
Cara Anita, rieccomi per chiederti un favore piccolo, ma molto importante: potresti indicare il nome di chi ha tradotto questa splendida e celeberrima lirica di Attila József? Se non ricordo male, questa dovrebbe essere la versione di Umberto Albini, puoi gentimente confermarmelo e aggiungerlo in calce al testo? Grazie!
In cambio, ti regalo l’originale:
TISZTA SZÍVVEL
Nincsen apám, se anyám,
se istenem, se hazám,
se bölcsõm, se szemfedõm,
se csókom, se szeretõm.
Harmadnapja nem eszek,
se sokat, se keveset.
Húsz esztendõm hatalom,
húsz esztendõm eladom.
Hogyha nem kell senkinek,
hát az ördög veszi meg.
Tiszta szívvel betörök,
ha kell, embert is ölök.
Elfognak és felkötnek,
áldott földdel elfödnek
s halált hozó fû terem
gyönyörûszép szívemen.
1925. március
Cara Laura innanzitutto grazie mille per i tuoi commenti, mi hanno fatto molto piacere!
Mi sono avvicinata a questo poeta da molto poco, ma mi sono subito appassionata alla sua vita, che è interessante e piena di umanità.
Hai proprio ragione, la traduzione di questa bellissima poesia è di Umberto Albini, del 1962, Qui puoi trovare maggiori informazioni :
http://caponnetto-poesiaperta.blogspot.it/2012/03/tre-poesie-di-attila-jozsef.html
Un saluto da Milano!
Grazie a te, a presto!
laura