di Italo Angelo Petrone
T’avrei amata nella notte
che non ha il coraggio di gelar la pioggia.
Solo perché i fiocchi non fa baccano,
come ora ti liscia la mia mano.
Il tuo ricordo lontano avrei amato
ma poi abbandonato,
perché tu non potessi divenir il mio tormento
che accende in me il mai nato.
Come il tramonto tra i balconi romani,
come la luna sul cemento di Milano.
Tra quei palazzi dei decenni moderni
che sembran donne tristi ed inermi.
Ma son solo le vittime delle pompe magne,
le schiave dell’estetica ragna,
i cadaveri della corsa babilonica alla bellezza fasulla.
T’avrei amata perché sai di salvezza,
perché i tuoi stralci di calore son giochi languorosi
d’una intimità che ad immaginarsela la si sconsacra.
T’avrei amata.