Quante volte, nella famigerata collana di film pseudo-horror noti come “La Mummia”, abbiamo sentito parlare del Libro dei Morti come la chiave per risvegliare i millenari defunti dal loro eterno riposo?
Ebbene, niente fu mai più falso: non esiste nessuna formula per risvegliare i morti, né una controparte d’oro nota come “Libro dei vivi” che porta via la vita stessa.
Il Libro dei Morti era un testo sacro egizio composto da formule e frasi religiose che avrebbero dovuto accompagnare il defunto nel suo viaggio nell’aldilà. Di esso ce ne sono pervenuti pochi frammenti, utilissimi comunque alla ricerca sul culto della morte presente nell’Egitto faraonico. Le storie narrate nel Libro dei Morti ruotano attorno alle vicende del Dio Sole e della sua lotta contro il Male, ma sostanzialmente era ritenuto una sorta di salvacondotto che il defunto avrebbe dovuto presentare al cospetto di Osiride, a cui sarebbe seguita la cosiddetta “psicostasia” o “pesatura del cuore/dell’anima” da parte del dio Anubi (capitolo 125). A questo fenomeno partecipano anche il dio Thot, custode della saggezza, che prende nota dell’esito della pesatura: se il cuore fosse stato equilibrato alla piuma posta sul piatto opposto, il defunto sarebbe stato ritenuto “giusto” e ammesso nel regno dei morti. In caso contrario, il cuore sarebbe stato mangiato dalla dea Ammit, una sorta di chimera dell’epoca.
Inizialmente, le iscrizioni del Libro dei Morti erano dipinti sulle pareti delle camere sepolcrali e persino sui sarcofagi stessi. Solo successivamente furono trasferiti su papiro e inseriti all’interno delle tombe e dei sarcofagi insieme ad altri oggetti utili al defunto per raggiungere il regno dei morti.
Numerosi elementi e stralci del Libro dei Morti sono stati reperiti nella Valle dei Re e sono ancora sotto analisi da parte di studiosi ed egittologi.
La quasi completa mancanza di un tomo completo che racchiuda ogni elemento del Libro, rende la sua analisi purtroppo frammentaria e incompleta, almeno per ora.
Fonti: Wikipedia
Immagini: varie da Google