Le parole d’autore sono un sottogenere di neologismi formato da parole o espressioni comparse per la prima volta in una produzione di un personaggio noto, frutto della creazione dell’autore e poi entrate nel lessico comune o specialistico. Il creatore della parola, chiamato onomaturgo, può attingere a lingue straniere, antiche –solitamente greco e latino- o a sostrati dialettali, oppure formare una parola composta secondo i canoni della propria lingua, utilizzando suffissi o prefissi, oppure unendo due parole comuni in una unica, come Galileo derivò la parola cannocchiale da canna per l’occhio.
La prima comparsa di una nuova parola ha suscitato la critica dei puristi della lingua fin dall’antichità, in nome di un’ideale purezza linguistica passata. Ma in contemporanea c’era chi, come Leopardi, considerava naturale e sano che la lingua si evolvesse e amava giocare con essa formando nuove parole –come incombere– entrate oggi nel linguaggio comune.
Generalmente i creatori di una nuova parola rimangono sconosciuti -infatti ogni parola ha in teoria un primo creatore- ma se l’autore è una persona nota è più semplice che venga ricordato e associato ad essa. Tuttavia sono proprio quelle espressioni delle quali viene dimenticato l’autore che entrano più facilmente nel linguaggio comune, perché non hanno il pesante alone della citazione e appaiono del tutto simili alle altre parole. Totalmente mimetizzati, i neologismi sopravvivono tra i parlanti e con il tempo diventano parti integranti della lingua, come fantascienza o soggiorno –come parte della casa-, un tempo contrastate ed oggi completamente ambientate.
La formazione di neologismi può anche riguardare espressioni più lunghe e metafore. In italiano uno dei più importanti onomaturghi fu Dante Alighieri, che nella Commedia compone con prefissi diversi neologismi che ebbero più o meno fortuna come inurbarsi –entrare in città-, intuarsi –avvicinarsi all’interlocutore- e abbellire. La diffusione capillare della sua opera ha permesso la diffusione anche di metafore e modi di dire, come l’utilizzo del verbo guidare nell’accezione spirituale e l’espressione ora proverbiale senza infamia e senza lode.
Nel mondo anglosassone altrettanta influenza ebbero le opere di William Shakespeare e molte sue espressioni raggiunsero anche l’italiano, come break the ice –rompere il ghiaccio– da La bisbetica domata.
Ogni periodo storico viene caratterizzato da nuove parole, come Cortina di ferro, pronunciata da Winston Churchill nel 1946, oppure Tangentopoli, scritta da Piero Colaprico nel 1991; quale sarà quella di questi anni?
Fonti:
http://www.treccani.it/
http://www.etimo.it/
https://it.wikipedia.org
http://www.lastampa.it/
Comunque anche Leopardi diceva le parolacce, Giuseppe Antonelli, Mondadori,