a cura de Lo Sbuffo
Cos’hanno in comune un’Europa sotto la neve ad agosto e un vulcano in Indonesia? Moltissimo, se il vulcano in questione è il Tambora e se il suo nome si associa ad una delle più violenti eruzioni riportate dalle cronache: quella del 19 aprile 1815. In quella occasione, dopo un’attività vulcanica durata diversi mesi, il Tambora si abbassò di quasi 3000 metri per via di un’eruzione di natura esplosiva.
L’evento fu devastante e liberò nell’atmosfera una tale concentrazione di polveri e gas che gli effetti dell’eruzione si protrassero per più di un anno: la restante parte del 1815 fu caratterizzata da una pesante carestia in America Settentrionale e in Europa, dovuta proprio – sostengono i climatologi – alle mutate condizioni ambientali e alla diversa composizione chimica delle polveri nell’atmosfera.
L’aspetto più evidente fu nel 1816, il cosiddetto anno senza estate: a giugno nevicava abbondantemente in Pennsylvania, mentre pesanti gelate devastavano i raccolti e provocavano un’impennata dei prezzi dei cereali e del pane, con addirittura diverse emergenze nutritive in Europa.
C’è addirittura chi sostiene che proprio un tale stravolgimento climatico abbia potuto influire sulle sorti della battaglia di Waterloo, combattuta nel giugno 1815, conosciuta per il “ritardo” con cui Napoleone poté iniziare i suoi piani a causa delle pessime condizioni climatiche.
L’eruzione del Tambora provocò il rallentamento del monsone indiano per ben due anni, provocando nel continente indiano siccità prima e inondazioni poi. Russia e Golfo del Bengala furono poi colpite da epidemie di colera.
L’anno senza estate, tuttavia, presenta anche alcune curiosità “simpatiche”: si dice che la crisi dei prodotti cerealicoli portò l’inventore tedesco Karl Drais a inventare un sistema di locomozione che rinunciasse alla trazione animale (che richiedevano grossi quantitativi di foraggio): nacque così la draisina, riconosciuta come l’antenata della bicicletta. Inoltre, la concentrazione di polveri provocò sull’Europa dei tramonti bellissimi e prolungati.
Se per tutti i climatologi l’anno senza estate è un fatto conosciuto, per i non studiosi può rappresentare un ottimo indice di come il “Sistema-Terra” sia profondamente correlato nei suoi eventi. Il problema è quando a stravolgere il clima (e dunque il sistema) è l’uomo stesso, che non s’accorge dei propri effetti perché questi sono meno sorprendenti rispetto a quelli dell’eruzione del Tambora.
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