The Beatles: “Eight Days a Week”

L’attesissimo film di Ron Howard sui quattro ragazzi di Liverpool che cambiarono per sempre la storia della musica e le nostre vite. Dal 15 al 21 settembre arriva nelle sale cinematografiche The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years.

Non riesco neanche a immaginare cosa volesse dire mettere piede al Cavern Club nei primi anni ‘60. Poter respirare e vivere quell’atmosfera unica e irripetibile, nel celebre locale al numero 10 di Mathew Street a Liverpool. Il regista premio Oscar, Ron Howard, porta al cinema quei momenti nella pellicola The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years. Il documentario racconta l’ascesa esplosiva di John, Paul, George e Ringo, i Fab Four fenomeno avanguardista, precursore di tutto ciò che riguardi la musica.

Cosa si può dire dei Beatles nel 2016 che non sia già stato detto? Il regista ripercorre gli happy days dei quattro ragazzi, dai tempi del Cavern Club nel 1963 fino all’ultimo concerto del tour statunitense al Candlestick Park di San Francisco nel 1966. Il periodo dei live e delle prime tournée, l’inizio dell’avventura di quattro amici, catapultati, in poco tempo, in una dimensione mai vissuta da nessun artista prima d’ora, neanche da Elvis o Sinatra. I primi singoli, le copertine, la Beatlemania e la fama mondiale. Ron Howard mostra il dietro le quinte della band, i lunghi e geniali periodi negli studi di registrazione, l’atmosfera di cameratismo vissuta dai quattro ragazzi, la complicità che legava ciascuno di loro come fossero fratelli, afferma lo stesso Ringo, ma non trascura neanche gli aspetti usuranti della vita da celebrità e dell’essere un membro dei Beatles.

Il regista utilizza materiale inedito con la piena collaborazione di Paul McCartney, Ringo Starr, Yoko Ono Lennon e Olivia Harrison. Si tratta, di un lungo lavoro di ricerca, rimasto in cantiere per molti anni, fino a quando la Apple Corps ha coinvolto nel progetto Nigel Sinclair, già produttore del documentario su George Harrison Living in The Material World e Giles Martin, figlio di George Martin storico produttore della band, scomparso proprio quest’anno, a cui il film è dedicato; Giles Martin si è occupato del suono dei filmati, spesso registrati in Super 8.

The Beatles: Eight Days a Week alterna nuove testimonianze di McCartney e Ringo a interviste d’archivio di Lennon e Harrison, come se il loro botta e risposta fosse attuale. Il film entusiasma, raccontando l’inizio della loro carriera e le battute geniali alla stampa: “Chi sei dei 4?” John: “Sono Eric“. Il capitolo della Beatlemania, le apparizioni televisive, la loro immagine innovativa, la pettinatura e i vestiti conquistarono gli adolescenti come mai nessuno prima d’ora, la nascita di un vero e proprio mito, seguito da folle assordanti di ragazzi. L’arrivo negli Stati Uniti e l’impreparazione della polizia nel placare l’entusiasmo dei fan.

Nell’opera di Ron Howard si affronta una parte più difficile da accettare: le tournée massacranti e l’inadeguatezza degli impianti elettronici negli stadi, portarono il gruppo a dire basta. In occasione del loro storico concerto allo Shea Stadium di New York, di fronte a un pubblico 56.000 persone in visibilio, la Vox costruisce appositamente dei nuovi amplificatori, ma di appena 100 watt, sorprendente per l’epoca, ma non abbastanza. Furono usati gli altoparlanti dello stadio, per il gruppo fu un’impresa riuscire a sentirsi, Ringo afferma di aver guardato più volte i piedi degli altri, per capire a che punto delle canzoni si trovassero. Crescendo, l’insoddisfazione e la frustrazione per tale meccanismo mediatico, porta il gruppo a placare i ritmi estenuanti, dedicandosi totalmente alla musica e alle famiglie. Il film termina con la storica esecuzione di Don’t Let Me Down sul tetto della Apple, loro quartier generale londinese, in cui ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.

Eight Days a Week affronta come assoluta novità, un fatto noto ma fino a ora non approfondito, il tema della segregazione razziale negli Stati Uniti; nella clausola del tour i Beatles pretesero di suonare di fronte a un pubblico non segregato, si schierarono con convinzione a favore di questa causa. Il loro concerto al Gator Bowl di Jacksonville del 1964 passò alla storia, fu il primo concerto in Florida non segregato, in cui tra i tanti fortunati, la piccola afroamericana Kitty Oliver, presente nel film, ebbe la possibilità di vedere i suoi idoli. Ron Howard intervista inoltre, un altro genio indiscusso Elvis Costello e l’attrice Whoopi Goldberg. Nel film si ha il piacere di sentire anche Larry Kane, il giornalista americano che ebbe l’onore di seguire il gruppo durante ogni singola tappa della tournée statunitense. Uno dei momenti più emozionanti del film: sono i 30 secondi nello stadio di Anfield Road, in cui i tifosi del Liverpool intonano in coro She Loves You.

Al termine della pellicola, seguono 30 minuti inediti e restaurati, del loro celebre concerto del 15 agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, storica casa dei Mets, una delle due squadre di baseball della grande mela; nella scaletta del concerto anche Ticket To Ride e A Hard Day’s Night, impossibile non emozionarsi.

Durante la serata di giovedì 15 settembre, la proiezione del film è stata anticipata dallo streaming del red carpet della première londinese, in cui hanno sfilato, oltre a Ron Howard, Ringo Starr e Paul McCartney anche Bob Geldof, Madonna, Liam Gallagher e Stella McCartney. Forse un caso che tutte le invitate indossassero la Falabella, celebre borsa con le catene, prodotto di punta della maison McCartney.


Fonti

Wikipedia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.