Jack lo Squartatore: un caso lungo 126 anni

Ci sono voluti 126 anni, ma alla fine, il cold case più famoso di tutta l’epoca Vittoriana, è stato risolto nel 2014. Il celeberrimo e spietato killer conosciuto con il nome fittizio di Jack lo Squartatore, ha finalmente un nome: Aaron Kominski. Si tratta di un giovane barbiere ventitreenne, immigrato a Londra dalla Polonia, accusato del barbaro omicidio di almeno cinque donne e morto giovanissimo e impunito in un manicomio. Il killer era solito uccidere le sue vittime tagliando loro la gola. per poi rimuovere loro gli organi interni e abbandonare il corpo barbaramente mutilato in vicoli bui.

All’epoca dei fatti il suo nome era stato inserito nella lista degli indagati, gli agenti che si occupavano dell’indagine erano sicuri che il killer fosse un polacco di basso ceto e che coltivasse un forte odio nei confronti del genere femminile, ma effettivamente il giovane non era mai stato arrestato.

La rivelazione della sua identità è stata possibile grazie all’analisi di un indumento appartenuto a una delle vittime del killer: si tratta di un lungo scialle in stoffa, conservato e tramandato di generazione in generazione. Lo scialle sarebbe stato prelevato dalla scena del crimine da un poliziotto per regalarlo alla moglie che, reagendo con orrore all’idea di usare quello scialle, lo avrebbe conservato senza mai lavarlo.

un ritratto di jack lo squartatore
un ritratto di jack lo squartatore

 

Il pezzo di stoffa, sebbene malridotto dal passare del tempo, ha conservato macchie di sangue e sperma, dalle quali è stato possibile individuare il DNA che, incrociato con quello dei discendenti della vittima e dei sospettati, ha finalmente permesso di dare un nome all’assassino.

Sebbene ormai il nome del colpevole sia stato svelato, resta ancora un grande mistero: a Kominski sono stati attribuiti con certezza cinque omicidi avvenuti tra l’agosto e il novembre 1888 nell’East London, ma si sospetta che le sue vittime siano state almeno il doppio.

 

credits:

foto copertina: freeimages.com

foto: wikipedia.com

 

 

 

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