Nel mondo della musica e del melodramma, i cantanti hanno sempre avuto un ruolo fondamentale, forse molto più in passato che oggi. Intorno al Seicento si diffuse tra i cantanti –soprattutto nelle zone veneziane- il fenomeno del Belcantismo, che li rendeva i veri protagonisti del teatro musicale. Un solista famoso aveva più influenza rispetto al compositore stesso dell’opera: poteva chiedergli di inserire parti che mostrassero al pubblico le sue abilità canore ed erano apprezzate improvvisazioni di bravura nel corso dello spettacolo.
La centralità dei cantanti, unita al divieto ecclesiastico di far recitare le donne, diede vita alla classe dei Castrati, che spesso prendevano il ruolo femminile di soprani. Questi cantanti subivano l’asportazione dei testicoli –orchiotomia- appena prima della pubertà, così che la mancata produzione di ormoni puberali bloccasse il naturale sviluppo della laringe e delle corde vocali. Tuttavia la dimensione delle corde vocali e l’ampiezza toracica rimanevano maschili, e ciò rendeva il suono più ampio e con un timbro unico, simile al femminile ma più intenso e potente. Potevano occupare ruoli sia maschili che femminili e avevano spesso un grande successo in istituzioni canore sia laiche che ecclesiastiche.
I ragazzini che accettavano di sottoporsi a questo intervento, solitamente erano orfani o poveri che spiccavano per le doti canore nelle istituzioni benefiche. Le probabilità di successo e di una vita agiata aumentavano in modo rilevante se accettavano questa pratica, e a volte bastava questa speranza per accettare. Spesso già nell’istituto venivano trattati con maggiore gentilezza e sul palco non sarebbero stati solo cantanti, ma i protagonisti indiscussi della scena e della composizione.
Gli amanti dell’opera erano talmente appassionati a questa vocalità innaturale da esigerla anche a scapito della verosimiglianza, poteva capitare infatti che un eroe cantasse in tonalità molto acute oppure che un Castrato robusto interpretasse un ruolo femminile. Queste incongruenze non disturbavano il pubblico che chiedeva la bellezza e virtuosismo vocali.
Oggi ci appare come una pratica barbara, eppure i Castrati dominarono le scene fino al Settecento e l’ultima parte scritta per un Castrato risale al 1824. Un nuovo gusto musicale e probabilmente un nuovo rispetto per l’infanzia fecero scomparire i Castrati dall’opera, ma il loro ricordo rimane ed è fonte di domande molto importanti: agli amanti dell’opera non importava la mancanza irreparabile che dovevano accettare i cantanti, ma ora non chiediamo cose simili alle celebrità o modelle? O peggio ancora ai nostri adolescenti?