Uno degli autori poco studiato nelle scuole e forse un po’ tralasciato è Alberto Moravia, ma soprattutto di uno dei suoi capolavori, Gli indifferenti, merita davvero di essere letto almeno una volta.
Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherie (Roma, 1907-1990), è stato uno scrittore, saggista, giornalista, reporter di viaggio, drammaturgo e critico cinematografico. Fin dalla giovane età scrisse molto e pubblicò più di 30 romanzi. I suoi scritti fanno luce sulla società che lo circonda, sull’ipocrisia della gente, sulla mancanza di morale e sull’incapacità di raggiungere la felicità.
Il primo romanzo di Alberto Moravia, Gli indifferenti, è stato scritto e iniziato all’età di diciotto anni durante la sua permanenza a Bressanone, dopo un periodo di ricovero in ospedale a causa della tubercolosi ossea. Viene pubblicato nel 1929 ed è ambientato in posti chiusi come ville e la città, soffocante, guardata soprattutto dai finestrini delle automobili. Moravia in questo romanzo, vuole sottolineare e denunciare l’incapacità di volere e vivere autonomamente la realtà, soprattutto quella della borghesia degli anni Trenta del Novecento.
I protagonisti di questo romanzo appartengono alla classe borghese e sono: Mariagrazia, il suo amante Leo e i suoi due figli, Carla e Michele, questi ultimi incapaci di reagire davanti al fallimento sia economico sia morale della famiglia. Questo punto, può essere notato nel fatto che Michele, non riesce né a provare disprezzo o odio né a compiere un atto violento nei confronti di Leo, amante della madre il cui unico interesse è quello di impossessarsi della loro casa e, di sostituire Mariagrazia con la figlia Carla, più giovane e bella.
Michele cede alle lusinghe di Lisa, amica della madre ed ex amante di Leo, non per attrazione fisica o interesse e nemmeno per amore. Carla per tutto l’inizio del romanzo ha il desiderio di cambiare vita pensando di poterlo fare dando un torto alla madre, ovvero, concedendosi a Leo e sposandolo.
Tutto questo avviene, ma lei non si rende conto che con un tale gesto compie il suo destino, ovvero quello di diventare una indifferente donna borghese, diventando esattamente come la madre. La vera protagonista di questo romanzo però è l’indifferenza: i personaggi sono caratterizzati da un’apatia sentimentale, uno spegnersi delle emozioni, un disinteresse per la vita, un’incapacità di ricercare la felicità e una volontà molto fiacca di reazione che non ha mai una vera e propria realizzazione.
Eppure l’indifferenza di Moravia non è verso gli altri, bensì verso se stessi, verso la propria vita e verso il proprio essere.
Spesso ho sentito dire da molte persone che non “sprecherebbero” del tempo per rileggere un romanzo piatto come quello di Moravia. In realtà questo capolavoro può sembrare piatto a prima vista, ma se si pensa e si soppesano bene le parole e i pensieri dell’autore, ci si rende conto di quanto questo sia ancora oggi tanto moderno e quanto rispecchi ancora la società.
Quanti di noi potrebbero fare Carla e Michele di secondo nome? Questi due ragazzi e la loro apatia nei confronti del mondo, di quello che li circonda e li succede attorno è così tanto distante dal modo di vivere dei ragazzi di oggi, spesso annoiati e menefreghisti nei confronti della società, di cui visualizzano i limiti e il negativo ma che non riescono a cambiare?
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