La psicosi come propaganda per i media e il terrorismo

L’Europa sta vivendo un vero e proprio periodo nero causato dalla dilagante diffusione del radicalismo islamico portato nelle nostre case via internet dal Medio Oriente. Ciliegina sulla torta sono le decine di giornali e telegiornali che speculano su avvenimenti drammatici gridando “Al lupo, al lupo” anche quando non è necessario. Così, una semplice aggressione domestica è capace di diventare l’ennesimo attentato di matrice islamica, semplicemente perché la coppia coinvolta è di fede musulmana o proviene da un paese in cui la jihad è cosa nota. Un titolo comparso qualche tempo fa recita: Germania, un rifugiato siriano ammazza col machete donna incinta. In genere i titoli si servono di parole chiave che, per i giornali, portano a un risultato logico: “I rifugiati uccidono donne incinte”. Conseguenze sociali: la gente starà lontana dai rifugiati e dai machete, mentre difenderà le donne incinte inserendole in ogni discussione.

La cosiddetta “psicosi” è il frutto di una disinformazione diffusa su scala nazionale e internazionale, provocata dalla paura generale delle persone. La psicosi è provocata da titoli drammatici, immagini spesso di repertorio accostate a vere riprese, parole chiave per l’appunto, che rimangono nella testa dei lettori come “bomba, jihad, Isis, terrorismo, attentato, massacro” e che girano e rigirano come un macabro ritornello, pronte a venire utilizzate per creare un vero melting-pot in cui mescolare queste parole a concetti come guerra, rifugiati, Siria, Iraq e via dicendo.
Altro elemento della psicosi è la “sindrome da attentato” (anche definita “psicosi da attentato”): i civili hanno sempre più paura di non sentirsi al sicuro perché in testa hanno immagini decisamente crude dell’ultimo servizio al TG che mostra il fallimento delle misure di sicurezza in un altro paese. Di conseguenza, se vedono un trolley abbandonato, una scatola o un uomo con un filo degli auricolari che pende dalla tasca, corrono a chiamare il 911 o il 113 parlando di bomba e terrorista, creando allarmismo inutile e impegnando le forze dell’ordine in operazioni di sicurezza inutili per delle ore.

Resta ora da capire chi tragga giovamento da questa paura. In primis i terroristi stessi, che in poco più di un anno sono riusciti a convincere l’Occidente che nessun luogo è sicuro, che chiunque di loro può trovarti e ucciderti in mondovisione e che l’Islam è una religione votata al massacro e all’intolleranza degli infedeli. Mai concetti furono più falsi. A seguire, i giornali e i telegiornali. Una notizia drammatica accostata a foto brutali pixelate vende molto di più di un titolo anonimo, per cui spesso è necessario gonfiare ad arte la notizia. L’obiettivo dovrebbe essere di fatto l’opposto.
E poi, in ultimo, politici e partiti. Le propagande elettorali di questi mesi mirano a raccogliere consensi sfruttando paura e malcontento. Mai si vedono politici opportunisti rammaricarsi per le vittime del terrorismo, piuttosto lanciano un attacco contro partiti e orientamenti rivali.

I media dovevano convincerci che l’Europa è una fortezza inespugnabile contro terrore e intolleranza. Oggi invece, tutti sono convinti che i jihadisti abbiano già conquistato l’Occidente.


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