Poesia e raccomandazioni: una necessità per mutare l’ambiente poetico contemporaneo?

L’incontro è uno dei primi passi per esistere, visto che la nostra – come quella di molti animali del resto – è una specie relazionale, fondata sul gruppo e sulle sue conseguenze. Ovviamente, in quanto esseri anche razionali, dobbiamo considerare pure tutte quelle costruzioni metafisiche che valorizzano ancor di più questi rapporti interpersonali, fondamentali non solo per la sopravvivenza (di cui ormai poco c’importa), ma soprattutto per la costruzione del nostro progetto di vita. Da queste premesse positive è necessario che ci sia un rovescio della medaglia, ovvero una contraddizione: sovente gli incontri vengono nomati sconvenienti quando sono forieri di raccomandazioni.
Ovviamente, da che mondo è mondo, il raccomandare, soprattutto nel nostro paese, ha portato a molte conseguenze negative sul sociale, perché ha imposto personalità di dubbia qualità ai vertici di un potere e nel privato e nel pubblico. Tuttavia esiste una raccomandazione positiva, derivante da un rapporto continuo lavorativo, didattico o personale, che porta un presupposto di stima reciproca, la quale porta ad un’emersione.

Gli esempi sono innumerevoli, anche in poesia: Giudici ha spinto per la pubblicazione de Il Disperso, di Maurizio Cucchi, come lo stesso Cucchi dichiara; la prima pubblicazione di Montale, nasce dall’incontro con Piero Gobetti, fondatore della Piero Gobetti Editore; così come Ginsberg conobbe il movimento Beat grazie ad un incontro fortunato alla Columbia University con Lucien Carr, che lo introdusse a quelli che saranno i più grandi esponenti del Beat (Kerouac, Burroughs e John Clellon Holmes); Vittorio Sereni, grandissimo poeta del secondo ‘900 italiano, grazie alla conoscenza di Vigorelli e Alfonso Gatto venne introdotto a Carlo Betocchi, il quale pubblicò due sue poesie nella rivista Frontespizio; Magrelli, parimenti, ci racconta in una intervista pubblicata sul nostro giornale online come l’incontro con vari personaggi della cultura, tra cui Enzo Siciliano, lo abbia stimolato e aiutato nella sua attività di scrittore.
Solo da questi esempi risulta evidente come questa serie di “raccomandazioni” siano tutte positive e foriere di successi meritati. Infatti, che ne sarebbe stato di Sereni, Ginsberg, Montale se non avessero compartecipato la loro poesia con altri individui, anche loro immersi nel mondo della letteratura? Non farò il gioco dei mondi paralleli, anche se sarebbe un’interessante sfida letteraria, piuttosto queste considerazioni sono volte a far luce su qualcosa per cui molti hanno fatto poche riflessioni: l’incontro è necessario per la realizzazione del proprio destino di poeta. La ragione è di immediata comprensione: lo scrivere è un’esternalizzazione di un individuo verso un mondo altro e infernale, quindi complesso e di difficile definizione; se quest’attività non viene riconosciuta o, quanto meno, presa in esame da chi è già riuscito in un dato ambito, è difficile che si ottenga un riscontro sui propri versi.

Per questo è necessario che ci sia una sorta di raccomandazione in poesia, perché altrimenti il proprio verso non adempie al percorso di agnizione necessario per far sì che il proprio lavoro poetico non cada nel vuoto. Ovviamente questo valore prescinde da un’agnizione contemporanea, come spesso e volentieri è accaduto e accade. Gli esempi sono tanti, ma questo non va contro la tesi di questo articolo: infatti, anche se un autore viene riconosciuto postumo, egli abbisogna di un’agnizione di fondo, un recupero insomma, altrimenti questi rimarrebbe un illustre sconosciuto.

Oggi è difficilissimo pubblicare, anche se la poesia non è mai stata finora così brulicante e varia. È proprio da questa varietà che nasce il fascino di questa nostra epoca, dove non esiste una linea vera e propria del poetico. Ora sono altri i mezzi di pubblicazione, tra cui domina l’etere, ma non sono la soluzione: rimane il bisogno di contattare, parlare, seguire il moto poetico, anche se lo si trova non di proprio gradimento, anche se lo si pensa troppo lontano dal proprio sentire; bisogna conoscere quello che ci circonda, entrare in contatto con esso e cercare di capirne le fattezze, altrimenti si diventa poeti-monadi, incapaci di comprendere un’epoca, oltre che di scrivere, perché il primo passo è sempre il leggere, perché tutto nasce dall’individuazione e solo da essa può partire una qualsivoglia esigenza poetica. A maggior ragione conoscere e farsi leggere dai grandi poeti dell’oggi è necessario per chi non approva le loro poetiche, o le trova poco efficaci, perché magari in un confronto attivo si può raggiungere un vero compromesso tra la propria realtà e il costume che si sta creando in poesia, così da poter porre anche delle soluzioni (sempre che ci siano dei veri problemi e sempre che la disapprovazione non sia dovuta ad una mera mancanza di conoscenza della poesia contemporanea).

Quindi rimane fondamentale ancor oggi l’incontro in poesia, perché è da queste basi che nasce lo stesso scrivere e la possibilità complessiva di poter realizzare al meglio la propria poetica, perché è fondamentale il concorso al confronto, sempre e comunque, insieme al leggere. E non è nepotismo, né raccomandazione tout court, bensì è agnizione di qualcosa che, da sola, sarebbe quanto meno dimenticata, fatti salvi i casi eccezionali. Molti a questo punto penseranno a Leopardi, che non godeva di tanta approvazione e plauso tra i suoi contemporanei, ma anch’egli ebbe le sue raccomandazioni, infatti venne introdotto da Pietro Giordani negli ambienti della Biblioteca Italiana, dove inizia il suo primo incontro col mondo culturale e con lo scontro Classicismo-Romanticismo (Leopardi parteggerà per il primo e da questo nacquero certi dissidi che furono tra le prime cause della sua marginalizzazione).

Credo che la maggior parte dei problemi che riscontriamo in poesia sia anzitutto una totale mancanza di comunicazione, soprattutto (e paradossalmente) per la sua ipertrofia: ormai sono troppe le possibilità di pubblicazione, a pagamento e non, per cui si può ovviare al problema del giudizio di chi si occupa di poesia molto facilmente, cadendo tra le mani di veri e propri editori mercenari, interessati solo al guadagno. Senza poi citare i fenomeni di auto-pubblicazione, pratica portata avanti da nomi illustri, quali Campana e Withman, ma posso dire senza troppi patemi che di Campana e Withman ce ne sono ben pochi, soprattutto oggi.
Insomma, paradossalmente in poesia ci sarebbe bisogno di po’ più di raccomandazioni, perché molti talenti inespressi non riescono ad emergere proprio perché isolati da un mondo editoriale poco attento al fenomeno poetico, per cui da una parte bisogna che si realizzino più incontri poetici, dall’altra che i poeti stessi stimolino di più e diano più spazio all’insegnamento ai giovani. Probabilmente quest’apertura potrà contribuire ad una rinascita della poesia in Italia, perché bisogna lasciar spazio finalmente a chi può davvero innovare un sistema poetico che si sta isolando troppo e non è capace di comunicare da veramente tanto, troppo tempo.

 

 

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