di Isabella Poretti
Una società psicotica ossessionata dalla perfezione e dalla bellezza, consumismo soffocante e desiderio di stupire a ogni costo. Prendete queste tre cose, mischiatele insieme e avrete in un batter d’occhio la ricetta perfetta per una moda malata.
Ebbene sì, quelle tredicenni che non mangiano per dimagrire, non sono solo semplici vittime delle diete sbagliate: dietro alla loro incalzante anoressia si nascondono gli effetti collaterali delle taglie 38 sbattute sulle copertine di dischi, riviste e nelle pagine delle pubblicità.
Ma non intendo additare come colpevoli della visione distorta e malsana di bellezza che ormai è nostra compagna quotidiana, le famigerate “modelle scheletriche” (essendo questo un discorso ormai noioso e ben noto a tutti noi).
Potremmo ritenere costoro responsabili, certo, ma solo e soltanto indirettamente: queste giovani donne in realtà sono semplicemente le più soggette al bombardamento mediatico e al dictat spietato e più estremo del chi bella vuole apparire…
Le modelle sperimentano sulla propria pelle fin dove può spingersi l’ossessione estremista del culto della bellezza, che col tempo si tramuta, con sgraziata ironia, in bruttezza, malattia e dipendenza.
La grande colpa dei mostri da copertina è semplicemente quella di essere sotto i riflettori, osservate da milioni di donne che ora le imitano, ora le condannano, ora le compatiscono, ora le disprezzano. E una vita passata sotto così forti pressioni sin dalla giovane età, si sa, genera grande stress.
Il problema diventa trovare uno sfogo, una ricarica, il modo comodo per non sentire tutto quel peso, per passarci sopra. La risposta è una: eccesso. Eccesso, sì, perché quella continua tensione alla perfezione stanca, è insostenibile e spinge giù, nell’estremo opposto.
Le stesse modelle dichiarano che più di due terzi delle proprie colleghe soffre di ansia e depressione: la continua ricerca di casting, i frequenti spostamenti, i ritmi incessanti, gli standard irraggiungibili rendono tutto ciò molto facile da credere.
Gli estremismi in cui cadono queste ragazze sono parecchi: abusi di alcool e droga (che spesso girano nei backstage), depressione, paralizzante ansia di non riuscire, disturbi alimentari e spesso, anche se non ne sentiamo parlare molto frequentemente, abusi sessuali.
Tra inaspettati scatti fotografici di nudo, proposte inappropriate e agenti che le incoraggiano ad accettare per la fatidica svolta della loro carriera, le modelle sono spesso attanagliate dalla disperazione prestandosi così a trattamenti umilianti e, la maggior parte delle volte, senza alcun risvolto positivo.
In molti casi gli agenti delle ragazze impongono loro di restare sotto un certo peso, ignorando totalmente la loro salute e spesso mandandole incontro alla morte. Le droghe e l’alcool rimangono dunque le uniche fonti di energia da cui trarre del piacere, anche se presto si tramutano in dipendenze che succhiano forze e capacità di compiere il proprio lavoro.
Questo è il prodotto di una moda malata, questo è il prodotto di una moda bulimica, che resta bella e snella vomitando le proprie nevrosi sugli eccessi di chi le ha dato un volto.