di Sara Ottolenghi
“Fu”: buona sorte. È un augurio frequente in questo periodo, rivolto dai cinesi che si preparano a festeggiare il capodanno, Chun-jie. Dall’introduzione in Cina del calendario gregoriano, nel recente 1921, la festività ha modificato parzialmente il suo significato, prendendo l’appellativo di “festa di primavera”. Questa stagione è ancora abbastanza lontana a metà febbraio, ma le giornate hanno già iniziato ad allungarsi, il che portava le civiltà contadine a prepararsi già per semina e raccolto.
Le pulizie di primavera il giorno precedente vengono prese molto seriamente: si spazza tutta la casa con parsimonia, per scacciare tutte le negatività dell’anno passato e la si adorna con addobbi color porpora. Esiste infatti una leggenda che narra di un mostro di nome “Nian” che, uscendo dalla sua tana una volta ogni 365 giorni, intende divorare uomini e animali, ma teme la luce e il colore rosso. La parola “Nian”, dal precedente significato di “raccolto”, ha assunto nei secoli di abbandono della scansione del tempo sulla base della sola vita nei campi il nuovo significato di “anno”. Il mostro sembra dunque essere una rappresentazione simbolica del tempo che passa, simile al Titano greco Crono, che divora i suoi figli. Per tentare di scacciarlo si ricorre anche a forti rumori: sono quelli di botti e fuochi d’artificio, diffusissimi anche in Occidente per festeggiare il nuovo anno, ma di origine orientale.
Diverso invece è l’alternarsi dei segni zodiacali, che non cambiano ogni mese, ma a ogni Chun-Jie: il 2015 sarà quindi l’anno della capra.
Per saperne di più sulle celebrazioni, o anche semplicemente per godersi uno spettacolo gratuito e scenografico, si consiglia una passeggiata in via Paolo Sarpi domenica 22 febbraio, cinque giorni dopo l’inizio dei festeggiamenti. Si potrà così assistere a una tradizionale sfilata con effigi di un Dragone rosso e danze festose su note orientali.