“L’amore è sopravvalutato” di Brigitte Giraud è una raccolta di racconti brevissimi, edito da Guanda.
Devo dire che all’inizio sono rimasto molto colpito dalla tematica, perché il titolo mi era sembrato evidentemente ironico; invece mi si sono rivelate delle pagine amare, nette, durissime, dove si esprime senza mezzi termini la fine di un amore, sempre dalla parte delle donne, che siano vittime o carnefici, in un flusso di coscienza marcato e ben definito (anche se zoppicante sotto certi aspetti).
In tutti i racconti viene ben delineato il momento dell’abbandono, forse il più difficile da descrivere, perché in quei frangenti i moti dell’animo sono terribilmente contraddittori: il tempo scorre troppo in fretta, quasi non ti rendi nemmeno conto che sei già alla fine di un percorso, lungo magari degli anni.
La tematica è molto interessante e, soprattutto, originale, perché poche autrici che ho letto hanno reso così bene il punto di vista femminile dell’abbandono, dandoci un’istantanea dell’addio, anche solo nella descrizione di un gesto, o di uno sguardo.
A far soffrire un poco la lettura è la prosa della Giraud: a lungo andare lo stile precipita spesso in una scrittura che sembra rimandare a certa prosa anglofona, molto simile a un taglio giornalistico, con poche subordinate e paratassi. In certi ambiti una costruzione più articolata del periodo, una maggiore cura dello stile, aiuterebbero a dare più sapore al testo, considerando soprattutto che si tratta di pensieri e che c’è una “punteggiatura implicita”, intima, anche nei flussi di coscienza.
Nonostante ciò il libro regge: la Giraud parla dell’amore solo alla fine, dipingendo ritratti di donne con vivida sincerità, descrivendo figure femminili sul precipizio di una relazione.
crediti immagini: (copertina) flickr, (immagine) MarieClaire.it