Chi di noi almeno una volta nella vita non ha citato un frase di Confucio? Molti di noi, in un momento di particolare ispirazione, possono aver ripreso i pensieri di questo noto saggio. È allora tempo di scoprire qualcosa in più rispetto alla religione chiamata Confucianesimo.
Confucianesimo: filosofia di vita o religione?
Le dottrine di questa corrente filosofica, nata dagli insegnamenti di Kongzi (Confuncio) e dei suoi discepoli, si basa su i principi etici, sull’arte del buon governo e su una saggezza pratica che trova nell’osservanza dei riti il cardine attorno al quale ruota l’ordine politico e sociale. A differenza di quello che molti pensano, il Confucianesimo non è una vera e propria religione. I discepoli di questa dottrina considerano Confucio un vero e proprio maestro, ma non lo idolatrano come se fosse un dio.
Nonostante per anni si provò ad interpretare religiosamente questo stile di vita, non ci si riuscì mai grazie al carattere profondamente laico che ha sempre professato anche lo stesso Confuncio che, in tutta la sua consapevolezza di essere un uomo, non si autoproclamò mai una divinità.
Le ragioni di una dottrina
Gli insegnamenti di questa dottrina si fondano su un forte atteggiamento conservatore per quanto riguarda la morale. Questo si spiega in ragion del fatto che il Confucianesimo si sviluppò in un’epoca caratterizzata da profondi turbamenti politici e da grandi mutamenti sociali che segnarono per sempre la Cina. Era infatti l’epoca in cui venne disgregato completamente il regno Zhou e si trasformò in un’insieme di tanti e piccoli stati feudali in continua guerra tra di loro. In un contesto sociale e politico del genere, non si poteva far altro che trovare un uomo che trovasse quei punti cardine che potessero ridare vita ad una stabilità.
Confuncio prese in mano la situazione e creò una filosofia basata sulla riflessione sulla perduta “Via degli Antichi Re” della dinastia Zhou, e su come riportarla alla vita. Di conseguenza, il saggio filosofo esaltò la via estetica. Ad il ruolo fondamentale della musica e dei poemi dell’antica letteratura cinese, nell’ambito di un progetto politico volto all’eliminazione di qualunque possibile turbamento dell’ordine sociale, statale e politico. Solo seguendo la via estetica composta da riti e da musica avrebbe reso felici e virtuosi tutti i cittadini, non solo quelli più abbienti. E non sarebbero nemmeno servite leggi in quanto, in questo clima quasi idilliaco e indubbiamente utopistico, non sarebbero nate dispute di alcun genere.
Il “Ren” e altri concetti cardine
Il concetto fondamentale della vita etica confuciana è il “Ren“. Questo termine fa riferimento a quello stadio di piena fioritura umana. Altri fondamenti cardine sono: la rettitudine, il decoro, l’integrità e l’amore filiale. Se anche tu possiedi tutte queste caratteristiche, benvenuto nel circolo degli Junzi (gli uomini che nel confucianesimo vengo ritenuti perfetti).
Nonostante questa rivoluzione prettamente etica, in ambito politico, Confucio appoggiò un tipo di governo paternalistico. Il sovrano, infatti, doveva essere come un padre benevolo, mentre i sudditi dovevano essere come dei figlioletti, prima del periodo adolescenziale, quindi rispettosi e obbedienti. In questa concezione del Regno, il re doveva aspirare alla perfezione morale per rappresentare un buon esempio per i suoi svariati “figli”, affinché questi potessero rendere prospero il suo regno.
Questo è il Confucianesimo, questa è la dottrina che ispira ancora oggi molte persone nel mondo orientale:
“L’ignoranza è la notte della mente, ma una notte senza luna né stelle.“
(Confucio)
FONTI
M. Scarpari, Il Confucianesimo. I fondamenti e i testi, Einaudi (2010)
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