In Italiano ci suonano male le ripetizioni. Abbiamo parole diverse per dire cose simili. A volte queste parole, però, acquisiscono sfumature che le rendono più o meno preferibili.
Preferisce dire (o che si dica) “disabile” o “diversamente abile”?
“Diversamente abile mi suona strano. Siamo tutti diversamente abili in qualcosa.” risponde una ragazza, interrogata in proposito a una fermata di metropolitana. Una tale perifrasi è stata coniata proprio a causa di questa sfumatura di significato, abbastanza recentemente, per mitigare il prefisso “dis-“, che sembra indicare una generica negazione di capacità.
“Per me non fa differenza-afferma un signore-sono due modi di dire la stessa cosa. Ci sono tanti altri modi ma non si smette di avere una difficoltà se si viene chiamato in altro modo”.
Il termine che per molti appare essere fra i più dispregiativi sembra essere “handicappato”, usato a volte addirittura come irrispettoso insulto e sempre più spesso sostituito dal mitigato “portatore di handicap”. Anche in questo caso si è voluta cercare una espressione che renda l’handicap meno totalizzante nel definire questi individui.
Eppure la legge 104 del 1992, dedicata alla loro tutela, le chiama “persone handicappate”. In questo caso, a rafforzare la correttezza del termine è la loro definizione come persone, prima dell’aggettivo che ne evidenzia le difficoltà.
Curioso è il fatto che la parola “handicap” sia di origine straniera (inglese) e forse anche per questo sia usata facendosi meno problemi di correttezza.
Prostituta o escort?
“Prostituta!” sembra non avere dubbi la maggioranza degli interpellati. Il termine escort a molti dà fastidio. Se ne sente bene l’origine anglofona e il tono eufemistico utilizzato attualmente spesso dai media. Pochi sembrano aver fatto entrare questa parola nel proprio linguaggio.
Netturbino, spazzino o operatore ecologico?
“A me “operatore ecologico” fa ridere!” confessa una donna.
Anche questo modo di definire chi si occupa della pulizia dei luoghi pubblici è nato per sostituire un termine che era usato a volte ingiustamente anche in tono dispregiativo. Ma perchè sostituire il termine, anzichè educare ad usarlo con rispetto?
“Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.”(W. Shakespeare)
Qual è il confine fra utilizzare parole edulcorate per rispetto e farlo per scrupoli eccessivi di politically correct?
foto tratte da: libreriamo.it