La testa perduta di Damasceno Monteiro, Antonio Tabucchi

La testa perduta di Damasceno Monteiro, edito da Feltrinelli, è un romanzo di Antonio Tabucchi, scrittore scomparso nel 2012.

Antonio Tabucchi è uno dei più grandi novellisti italiani, secondo critica e pubblico. Molti lo conoscono per Sostiene Pereira, che ha vinto numerosi premi, tra cui il premio Campiello. Oltre a scrivere, ha insegnato Letteratura all’Università di Siena e ha tradotto e curato numerose edizioni di scrittori e poeti di lingua portoghese. Non a caso nei suoi romanzi ricorre spesso l’ambientazione in Portogallo: il suo amore per quel Paese lo ha portato a morire proprio nella capitale lusitana, Lisbona.

La testa perduta di Damasceno Monteiro

La testa perduta è un romanzo giallo, anche se forse è meglio definirlo un “giallo d’occasione”, poiché non ha una vera tonalità di mistero, tanto meno di thriller. Si tratta piuttosto di un romanzo con venature da giallo.

È ambientato tra Lisbona e Oporto. La trama è abbastanza semplice: uno zingaro della periferia di Oporto, Manolo, detto el Rey, trova un corpo con la testa mozzata mentre stava orinando. Firmino, il protagonista, lavora per mantenersi in un giornale di cronaca nera di Lisbona, O Acontecimento, e viene mandato a seguire il caso. Da qui si sviluppa un percorso ad ostacoli tra la corruzione della polizia, una giustizia per nulla giusta, una città che non ama, Oporto, e una ricerca su Vittorini, di cui Firmino ci parla costantemente. La sua vera passione infatti è la letteratura, in particolare il forte legame tra Vittorini e la letteratura portoghese, riletto secondo le teorie di Lukàcs.

Al termine di questa inchiesta Firmino si trova forte di un percorso intellettuale ed emotivo, che è stato animato e stimolato da un avvocato di nobili natali, il quale si diletta a difendere i disperati e le vittime d’ingiustizia da parte delle istituzioni. Chiama questa degenerazione delle autorità Grundnorm (trad.: “norma fondamentale”): una teoria elaborata da Hans Kelsen secondo la quale esiste una norma fondamentale che giustifica gesta aberranti, in nome dello Stato, o di Dio, o di qualsiasi autorità ritenuta al di sopra dell’uomo.

La commistione tra romanzo e giallo, attraverso l’introspezione

Questo romanzo ha gran parte della sua forza nella commistione di romanzo e giallo. Un aspetto presente anche in uno scrittore come Camilleri, ma con Tabucchi si nota una particolare attenzione al discorso interiore del giornalista, che riesce a portare alla luce le sue vere aspirazioni. I discorsi con l’avvocato, ad esempio, gli fanno capire quanto fosse in errore, anche solo considerando Lukàcs come principio cardine della sua ricerca, ma soprattutto quanto la letteratura, anche marginale, possa dire di più in libri impensabili. Ci si chiederà come un avvocato “sconfitto dalla vita, ma che non si rassegna” possa parlare di letteratura in maniera così approfondita. Subito Tabucchi ci fa vedere come la sua casa è colma di libri, impilati dovunque, libri che certamente ha letto.

Che non sia un giallo convenzionale è evidente anche perché le carte sono quasi sin da subito scoperte: non ha importanza l’intreccio narrativo, quanta più ne ha l’aspetto construens insito nel percorso di Firmino. I colpevoli, infatti, vengono scoperti dopo una breve indagine e il tutto si evolve in un magma esistenziale che porta non tanto ad un giustizia, quanto ad una realtà maggiore e più consapevole.

Firmino accetta un finale amaro senza amarezza, anzi con una modificazione interiore che lo porterà nella strada che ha sempre aspettato di percorrere, ma che non ha mai avuto il coraggio di intraprendere.

Un romanzo di formazione

Questo romanzo, in definitiva, è un romanzo di formazione, in cui un giornalista, con uno stile che non sa ben definire e un’età che lo imbarazza un po’, conquista, dopo questa inchiesta, una nuova coscienza e un nuovo amore per una città, Oporto, che aveva sempre odiato, proprio perché non la conosceva. Del resto, non sembra per nulla casuale il fatto che Oporto sia la città legata alla sua infanzia. E a ben pensarci quel che lo rianima da un torpore esistenziale è proprio l’allargamento della conoscenza, che lo porta a ristabilire una sua realtà e un controllo totale su di essa.

In questo romanzo (pubblicato nel 1997), Tabucchi si conferma uno scrittore profondo, forte, ispirato, che riesce a tracciare in pochi tratti una storia semplice, ma ricca nella sua declinazione letterario-stilistica. Con una penna del genere suona difficile annoiarsi.

FONTI

A. Tabucchi, La testa perduta di Damasceno MonteiroFeltrinelli

CREDITS

Copertina

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