Era il 10 dicembre del 1936 quando Edoardo VIII, re d’Inghilterra da meno di un anno, decise di abdicare per amore di una donna “scomoda”, la pluridivorziata Wallis Simpson. C’è chi dice che fu costretto a rinunciare al trono perché simpatizzasse per il nazionalsocialismo. Senza però ammorbarsi con tediose e poco interessanti esattezze storiche, concentriamoci sul quadro romantico, quasi agiografico, di un uomo che rivoluzionò il modo di intendere il menswear. Destituito re Edoardo, salì al trono un riluttante, timido e balbuziente Giorgio VI. Questo, tuttavia, riuscì a modo suo a conquistare un posto nei cuori del popolo inglese. Ciò che l’eterno Peter Pan Edoardo conquistò fu invece un posto di rilievo nella storia della moda.
Ben diverso dal fratello minore, Edoardo VIII crebbe intraprendente e sicuro di sé. Il giovane Principe di Galles viaggiò molto, anche all’estero, occupandosi di numerosi incarichi istituzionali in rappresentanza del padre.
Edoardo VIII icona di stile
Il titolo che ricopriva, unito al suo bell’aspetto, rendevano Edoardo VIII una delle personalità di spicco del XX secolo, venerato come un divo. Egli, infatti, divenne una vera e propria icona di stile, che ancora oggi non cessa di ispirare. All’indomani della sua abdicazione, divenuto un personaggio scomodo quanto l’americana mangiatrice di uomini e rovina-monarchie alla quale si era legato, il principe romantico divenne Duca di Windsor per volere del fratello re Giorgio VI.
La moglie, la Duchessa, non fu mai regina di Inghilterra. Tuttavia, alla pari del marito, la sua impeccabile eleganza e la sua personalità le valsero il titolo di regina di stile. Le ripetute incursioni di Edoardo in territori fino ad allora inesplorati dal vestiario maschile fecero la storia della moda. Cliente fisso delle sartorie di Savile Row, mecca della confezione su misura 100% British, commissionava smoking midnight blue anziché neri, ampi drape suits che esaltavano la sua figura atletica e longilinea, camice con colletti morbidi (colli Windsor) e polsini. Nelle occasioni formali era solito indossare maglioni Fair Isle dalle inconsuete fantasie multicolori e abbinati a berretti morbidi. Preferiva le scarpe marroni alle nere, più tradizionali, e fu il primo ad indossare giacche doppiopetto e a quattro bottoni. Antesignano dell’American preppy style, con quei suoi completi in Principe di Galles, il tessuto di lana dal caratteristico motivo a quadri.
Innamoratissimo della moglie, la ricoprì di gioielli degni della regina che sarebbe potuta essere. Famoso è ad esempio l’anello con smeraldo di Cartier che le regalò in occasione del loro fidanzamento e la dedica “We are ours now”, incisa al suo interno. Per non parlare del bracciale di diamanti a forma di Pantera, sempre Cartier. Oppure dell’iconica spilla di diamanti a forma di piume disegnata dallo stesso Edoardo nel 1935 e che Elizabeth Taylor si aggiudicò per 53 milioni e mezzo di dollari all’asta di Sotheby’s a Ginevra, 50 anni più tardi.
Gioielli bellissimi, tanto belli da far sfigurare la cognata Elisabetta, che tuttavia andava fiera del suo stile semplice e senza pretese. Stile al quale i coniugi duchi di Windsor non hanno mai aspirato. La Duchessa, di una bellezza certamente non convenzionale, magra, dai lineamenti spigolosi e androgini, compensava con l’eleganza. Come il marito, seppe osare, senza mai scadere nell’eccesso. L’eleganza di quelle sperimentazioni di stile del Duca Edward (David, per la sua ristretta cerchia di amici), risiedeva nel fatto che fossero consone alla vita di felliniano jet-setter da lui condotta. Era infatti amante degli sport, pilota di aeroplani e frequentatore dei club più esclusivi.
Un’icona senza tempo insomma, che rinunciò ad un regno intero per amare una donna “sbagliata”, per essere libero dalle restrizioni di una vita al servizio della monarchia. Per vivere il suo sogno di sempiterna giovinezza, il tutto ovviamente unito ad un guardaroba impeccabile.
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