L’Oceano e il Ragazzo (1980) è uno dei capolavori di Giuseppe Conte. In questo libello di poesia ha una forte predominanza l’elemento naturale, in cui si staglia lo sguardo di un poeta che guarda ad un’antichità perduta, ma al contempo amplifica il suo respiro in un anelito d’oltre. Sembra quasi voler tornare a quell’essere poetico antico, un sentimento vitale e mortale insieme, in cui si accetta tanto la fine quanto l’inizio delle cose.
Da Metamorfosi d’amore
Giuseppe era il mio nome di
cristiano, ora non ho più nome: sono
api e lucertole, pietre e mimose, il
mare: lei non mi potrà riconoscere.
(G. Conte, L’Oceano e il Ragazzo, 2002 TEA)
Qui il poeta si spersonalizza e comincia a farsi altro, convivendo esplicitamente con un mondo, quello naturale, che è stato dimenticato dalla società dei consumi. Non a caso in questa raccolta diventa fondamentale lo sguardo, la capacità di osservare l’altro da sé, per riconoscersi nuovamente intatto in un mondo costellato da ossimori e da ricordi. A questo proposito centrali sono l’antichità e le sue espressioni esistenziali:
Argolide
Micene posata altra tra due piramidi
di monte, città bracciale, città sterpeto
uova di un nido bruciato, sole che
sguaina le pietre e uccide i salici.Città Cibele, città di cavità
coniche, ulivo selvatico, pastora.Sui frutteti i canneti della pianura
imperi ancora, chiusa tra due piramidi
di monte, gomiti di un dio che scala la luce, dita
di lentischio e di vortice.In te, nelle tue cisterne, nelle tue fonti
sepolte naviga il mio sogno
rettilineo, intrattenibile.
Una raccolta alla ricerca dell’antico
Erano i pagani i primi ad aver fortemente identificato Natura e Divinità. Per questo Conte “intraprende” un viaggio in Grecia, per riscoprire questa dimensione e ritrovare senso a un’esistenza che è fin troppo privata.
Questa raccolta ha davvero tanto da dire. È forse una delle più importanti del secondo Novecento, per tematiche e inventiva. Una volta ultimata cambia di molto la prospettiva sul linguaggio poetico di chi legge, permettendo a chi non ne è conscio di capire che la bellezza non è asciutta, bensì limpida e acquea, come l’Oceano.
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