“No, tu no!”, l’esclusione sociale nella canzone italiana

Mi si escludeva

E mi ricordo… che mi si escludeva

prima a scuola sì

io non ero mica nato lì

e mi ricordo che mi si escludeva

dicevano che qui

c’era poco posto anche così

e mi ricordo che mi si escludeva

come se da qui

io potessi andarmene… “dove”

[…]

Ormai son qui

e nessuno più può togliermi!

da quando sono qui…

assomiglio già un po’ a te!

Mi ricordo che sì, si escludeva

per motivi che

oggi fanno solo ridere

mi ricordo che sì, si escludeva

per primi quelli che

facevano paura: chissà perché?!?

mi ricordo che sì, si escludeva

… sempre il più debole

mi ricordo che “non si voleva”

però neanche i più brutti come me…

E avanti così…

facciamo due comunità diverse

[…]

C’è chi dice non è un problema

stiano pure qui

poi li sfrutta come cani

c’è chi dice non è un problema

li blocchiamo lì

non facciamo entrare più nessuno “qui”?!?

Cinquant’anni fa il “problema”

… lo risolvevano bruciandoli!

C’è chi dice che “il problema”

è che non ci sono più fiammiferi…

Speriamo che sì

a noi ci lascino restare qui

a noi ci lascino restare qui!!!

Se non ci credi

vieni a vivere con me

tocca i miei giochi

e tutto quanto andrà

Se non ci credi

vieni a vivere con me

tocca i miei giochi

e tutto quanto andrà …

a farsi fottere!

E avanti così…

poi comincia la guerra?!

Questo brano fu composto da Vasco Rossi nel 1996 ripensando ai ricordi di quando frequentava la scuola e i suoi compagni lo lasciavano in disparte e non lo volevano come compagno di banco. Lui, l’artista, il musicista che riempie gli Stadi di tutta Italia, che con Albachiara, Vita Spericolata, Un Senso, Vado al Massimo, Siamo solo Noi, Sally ha fatto sognare intere generazioni. Che con la sua energia contagiosa e la sua voce arrochita ed esplosiva riesce ad emozionare chi lo ascolta. Lui, cantante che si ricorderà sempre perché ha segnato un’epoca, perché ha influito sulla musica italiana divenendone il protagonista assoluto. Lui che fa tremare di vita i palchi in cui si esibisce e le platee gremite.

Vestito in modo desueto, non curante della moda del tempo e guardato con diffidenza perché l’ultimo arrivato, Vasco, il Blasco, si trasferì presso una sua zia a Zocca (Bologna), in seguito alla precedente esperienza nel Collegio privato San Giuseppe di Modena, in cui fu iscritto per volere dei genitori. Nell’istituto nemmeno andava d’accordo con gli altri ragazzi, che lo escludevano dal gruppo a causa delle sue origini, facendolo divenire facile bersaglio di scherno. E lì, a causa delle rigide regole cui avrebbe dovuto sottostare e della dura intransigenza degli insegnanti, che come unico effetto ebbero quello di scolpire e acuire un carattere indomito e renitente, fuggì due volte costringendo il padre a trasferirlo nella nuova scuola per fargli completare gli studi. Con il tempo però, la vita gli ha saputo donare la sua rivincita, e il Komandante l’ha tenuta stretta tra le mani.

Vengo anch’io. No, tu no!

Sempre pensando all’esclusione sociale, riaffiora alla mente il celebre brano scritto dal geniale poeta Enzo Jannacci insieme al mostro sacro Dario Fo e all’attore e sceneggiatore romano Fiorenzo Fiorentini:

Vengo anch’io. No, tu no

Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale

Vengo anch’io? No tu no

Per vedere come stanno le bestie feroci

e gridare “Aiuto aiuto è scappato il leone”

e vedere di nascosto l’effetto che fa

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Ma Perché? Perché no

Si potrebbe andare tutti quanti ora che è primavera

Vengo anch’io? No tu no

Con la bella sottobraccio a parlare d’amore

e scoprire che va sempre a finire che piove

e vedere di nascosto l’effetto che fa

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Ma Perché? Perché no

Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore

Vengo anch’io? No tu no

Dove ognuno sia già pronto a tagliarti una mano

un bel mondo sol con l’odio ma senza l’amore

e vedere di nascosto l’effetto che fa

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Vengo anch’io? No tu no

Ma Perché? Perché no

Si potrebbe andare tutti quanti al tuo funerale

Vengo anch’io? No tu no

per vedere se la gente poi piange davvero

e scoprire che battono anche le suore

e vedere di nascosto l’effetto che fa

Enzo Jannacci

Grandissimo successo del 1968, il brano fa parte dell’omonimo album dell’artista. Un motivo che sembra spiritoso, il cui ritmo semplice, leggero e giocoso coinvolge e rimane impresso dopo le prime volte che la si sente. Ma soffermandosi con maggiore attenzione sulle parole, il sorriso e la melodia cantilenante lasciano spazio ad un po’ di tristezza e ad un significato altro, non così nascosto. Soltanto velato dall’ironia.

Jannacci si schiera dalla parte degli esclusi e scrive parole per dare voce ad un emarginato, al quale viene negato tutto, anche di poter avere la speranza di un mondo migliore e di partecipare al suo stesso funerale, per vedere se le persone che ci sono piangono lacrime sincere. Si sente tanto parlare e si legge di Diversità perché l’emarginazione in ogni sua forma viene provocata dall’idea sfocata che si ha di questo concetto, da come scegliamo di porci di fronte a ciò che non è simile a noi stessi, da ciò che è sconosciuto. Così, senza provare a guardare da nuove prospettive, il diverso appare sbagliato, il diverso fa paura, il diverso va isolato, il diverso è malattia, il diverso va sconfitto…Ma poi, diverso, diverso da cosa?

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