Ma per carità!!!

Quante volte camminando per strada o aspettando la fermata su un vagone della metro ci hanno chiesto la carità?

Ormai non le si contano più, non ci toccano più, ormai suscitano solo un quotidiano e ininfluente fastidio. Ci scorre addosso e ci abbandona nell’arco di pochi minuti.

Poi capita di andare al mercato e di vedere persone che non chiedono nulla ma che rovistano tra le cassette di frutta abbandonate dai mercanti, ed è in quel momento che ci si stringe il cuore, è quando si vede la difficoltà nella sua più evidente espressione.

Dare una moneta non costa niente ma non è (secondo la mia personale opinione) un gesto utile.

Sei in una situazione di disagio, hai difficoltà a tirare avanti, non hai un lavoro e ti nutri con la carità altrui. Quel gesto rappresenta esclusivamente una toppa momentanea ad un situazione perenne.

Se si vuole aiutare qualcuno bisogna dargli credibilità e spingerlo a cercare un lavoro. Bisogna insomma dargli gli strumenti per fare un salto di qualità, che lo porti a potersi rialzare.

C’è chi non vuole farlo e c’è chi invece viene ricattato dalla mafia ma ci sono persone che invece di cercare di sopravvivere cercano dignità.

Fare la spesa per la vecchietta che rovista tra i rifiuti il sabato pomeriggio vale molto di più delle 20 monete da 1€ che finiscono nella mani degli storpi. Questo non è cinismo ma praticità. C’è un mercato di schiavi provenienti dall’est, che vengono  selezionati sulla base di quanta pena fanno. La mafia si prende quasi tutti i loro soldi e li alimenta a pane e würstel. La carità va fatta con criterio e non è uno strumento per lavarsi la coscienza e sentirsi persone migliori.

A volte una parola ben spesa vale più di qualsivoglia cifra. È essenziale comprendere il valore della credibilità e dell’impegno sociale. Un giorno all’anno dedicato al volontariato o banalmente un atteggiamento possono fare la differenza tra un atto solidale e un atto rivolto alla gratificazione di sé.

È peggio strumentalizzare la condizione del prossimo per santificarsi che ignorare una richiesta di sussistenza.

 

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