Probiotici, prebiotici, fermenti lattici: esistono decine di prodotti sul mercato che si pongono di far bene alla flora batterica intestinale.
Pubblicità di yogurt e integratori fan vedere immagini di piccoli cerchi colorati che si muovono in apparati digerenti schematizzati.
In nessuno di questi disegni sembra però essere rispettata una proporzione che pare surreale: i microorganismi che popolano i nostri corpi sono diecimila miliardi, circa dieci volte il numero di cellule umane contenenti il nostro DNA.
Senza alcuni di essi non potremmo trarre nutrimento dalla maggioranza dei cibi ingeriti; altri (almeno cinque miliardi) vivono indisturbati sulla pelle, senza avere grandi effetti sulla nostra salute; altri ancora contribuiscono a proteggerci da quelli che sarebbero nocivi.
Variazioni in queste popolazioni microscopiche possono incidere anche sul nostro aspetto macroscopico: sono in corso diversi studi sulla relazione fra microbiota (popolazione batterica dell’intestino) e tendenza all’obesità. Si è visto come il trapianto della flora batterica di topi obesi in topi normopeso possa modificarne in breve tempo la stazza. Topi allevati nell’impossibilità di ospitare microrganismi a livello intestinale appaiono molto magri e malnutriti, condizione che varia facilmente al momento dell’introduzione di tali batteri. Essi in condizioni normali iniziano a popolare le vie digerenti dopo la nascita e non dipendono perciò dalla genetica dell’individuo, quanto dall’ambiente in cui si vive e dall’alimentazione.
Tali scoperte sulla grande varietà di cellule, umane e non, presenti nei nostri corpi hanno dato origine a suggestioni riguardanti non solo l’umanità, ma l’intero universo.
Sono così nate teorie filosofico-religiose che ripropongono il modello di corpo pluricellulare all’intero universo, raccolte a volte sotto il nome di organicismi. Paesi, pianeti e stelle come organi e viventi come cellule, a formare un organismo-universo, da alcuni identificato con Dio. Ma in questa teoria, chi svolgerebbe il ruolo dei batteri?